CZA progetta il Campus dell'Università IULM a Milano
Il nuovo campus dell'Università IULM di Milano riflette il cambiamento della città, combinando design contemporaneo e sostenibilità ambientale per migliorare l'esperienza accademica e pubblica.
L'edificio coniuga la tradizione anglosassone delle strutture a padiglione isolate in spazi verdi aperti con il modello a corte e a portico tipico della storia italiana.



Il contesto urbano, in rapida trasformazione, presenta ancora il suo carattere originario di periferia, con edifici industriali alternati a uffici, residenze e alcuni servizi pubblici: un luogo attraente che continua a trasformarsi.
Anche gli edifici del nuovo campus della IULM riflettono il carattere dell'ambiente urbano, le esigenze funzionali del programma e le caratteristiche della IULM come una delle istituzioni più dinamiche dell'istruzione superiore.
La vicinanza alla ferrovia e alle fermate dei mezzi pubblici conferisce al campus una posizione privilegiata sulla linea di flusso pedonale che conduce all'ingresso principale.

Intorno al nuovo edificio è stata organizzata una serie di spazi aperti di alta qualità, che offrono un attraente spazio per lo scambio di informazioni.
Spazi che abbracciano il presente e guardano al futuro
Una serie di spazi di aggregazione esistenti costituisce l'ossatura del complesso: la strada interna tra IULM 1 e IULM 3 è stata rafforzata con una sistemazione che anticipa l'ingresso al nuovo edificio scolastico, creando una piccola piazza al piano terra.
Questa piazza, insieme alla piscina e all'area fitness, si affaccia su un'ampia scalinata che conduce alla mensa al livello inferiore.
Grandi finestre rivolte a ovest si affacciano sull'atrio a tre piani, il cuore dell'edificio.
Ogni parte del programma è posizionata in modo ottimale in base alle sue dimensioni, alle esigenze di illuminazione e di accesso.



L'architettura si basa sull'interpretazione di molti valori oggi condivisi.
La copertura utilizza un'illuminazione diffusa da nord attraverso una tettoia esposta a sud e pannelli fotovoltaici per ridurre al minimo il consumo energetico.
Tutti i materiali e le tecnologie puntano nella stessa direzione, limitando l'energia incorporata e i costi di manutenzione associati.
Il carattere e il linguaggio del nuovo edificio intendono riflettere il carattere della "nuova città", sempre più incentrata sulla natura e sull'ambiente.
Le sue forme e i suoi materiali (il profilo seghettato del coronamento, l'uso del mattone a vista e del vetro) sono un'interpretazione sia delle origini industriali della zona sia dell'architettura esistente del campus.
Infine, l'elemento a sbalzo che prolunga la facciata di via Russoli fino all'angolo con via Filargo, con schermi a LED in testa, ingloba lo spazio verde esistente di fronte alla caffetteria e lancia un segnale forte a chi viaggia in treno e ai pedoni provenienti dalla stazione Romolo.
Questa attenzione alla scala locale si coniuga con il dialogo con la dimensione metropolitana di Milano, sempre più presente sulla scena globale grazie a una serie di nuovi edifici identitari di qualità.

La realizzazione della nuova sede è stata annunciata dal rettore Gianni Canova: “Abbiamo acquisito un nuovo edificio in via Russoli. Abbiamo lanciato una gara che ha coinvolto quattro grandi studi milanesi".
"Avevamo chiesto un’architettura iconica. Un edificio parlante che dialogasse con le architetture preesistenti, che contribuisse a rafforzare il processo di rigenerazione urbana che abbiano iniziato in questo quartiere della periferia milanese, e che al tempo stesso regalasse a Milano un nuovo edificio capace di comunicare". Continua il rettore affermando che la spesa dovrebbe aggirarsi sui 20 milioni di euro.

Un investimento che, sottolinea, “sarà sostenuto interamente dall’università, senza intervento di denaro pubblico, neanche dei fondi del Pnrr.” Per quello che riguarda invece i tempi di realizzazione conclude che “dipende da quanto impiegheranno gli uffici comunali a sbrigare le pratiche, dipende dal fare o meno bonifiche, se tra due anni e mezzo ce la facciamo sono felice.”