- INFO POINT
- Di Matteo Ferrario
- Dove: Milano
Orizzontalità e vocazione al cambiamento
ProtagonistiIl nostro ciclo di interviste agli architetti nei loro studi ci porta ancora una volta a Milano, ma in questo caso per scoprire una realtà torinese, sia per le origini che per il percorso formativo dei partner fondatori.
Parliamo di Settanta7, che ci ha accolto nel suo ufficio milanese da poco inaugurato in viale Jenner, un grande openspace completato da una serie di sale riunioni, isole e cabine insonorizzate per video-call, che ha l’odore inconfondibile del nuovo: forse il contesto più adatto alla conversazione che ha preso forma con l’architetto Daniele Rangone, cofondatore e Chief vision officer di Settanta7.
Educazione alla concretezza, attitudine “punk”: le origini di Settanta7
“Dopo la laurea al Politecnico di Torino ho trascorso circa un anno e mezzo a Parigi, dove ho lavorato e studiato, specializzandomi in Urbanisme et Territoires presso l’Université Paris XII Val de Marne, per poi tornare in Italia” racconta Rangone. “Prima di aprire lo studio ho avuto altre esperienze professionali, non solo legate alla progettazione: ho lavorato anche in un'impresa di costruzioni. Questo mi ha trasmesso subito la concretezza e la capacità di focalizzazione che credo siano ancora oggi tra le caratteristiche qualificanti del nostro studio”.
Settanta7 nasce a Torino nel 2009, per volontà dello stesso Rangone e di Elena Rionda, a propria volta laureata in architettura al Politecnico di Torino: “Siamo nati in una piccola stanza” sorride il co-fondatore “quindi in maniera piuttosto carbonara, se così si può dire. Nel corso degli anni, il nostro è diventato uno studio internazionale attivo in Italia, Francia, Albania e da qualche tempo anche in Portogallo. Attualmente abbiamo cinque sedi: quelle di Milano, Torino, Tirana e Lione, e l’ultima nata della costellazione Settanta7, che si trova a Lisbona”.
In organico sono presenti attualmente 130 professionisti: “I miei colleghi arrivano un po' da tutto il mondo” sottolinea Rangone. “Questo aspetto ci rende una realtà molto eterogenea dal punto di vista dell’apporto di ciascuno, ed è molto fecondo per l'operatività dello studio”.
L’origine del nome “Settanta7” appare evidente osservando le date di nascita dei fondatori, ma a noi di Promised Lands, che amiamo andare a caccia di citazioni artistiche e collegamenti interdisciplinari nel lavoro degli architetti, ha ricordato anche un anno importante per la musica e le controculture.
Dopo un primo sguardo alla pubblicazione monografica dello studio, in cui la foto di ogni partner era accompagnata dal rispettivo brano musicale di elezione, e aver notato qualche riferimento punk o post- punk, non abbiamo potuto nascondere la nostra curiosità: nella scelta di chiamarsi Settanta7 c’era anche la volontà di sottolineare un approccio radicale, indipendente, all’attività di progetto?
“In partenza avevamo soltanto la necessità di dare rapidamente un nome al nuovo studio che stava nascendo, e il primo che ci è venuto in mente era questo” racconta Rangone. “Non si trattava forse della scelta più funzionale per una realtà come la nostra, che poi avrebbe lavorato molto in Francia, visto che in francese l’equivalente di “settanta” è “soixante-dix”, che ha un suono del tutto diverso".
"Ma è un nome a cui ci siamo affezionati e a cui adesso guardo con un po’ di tenerezza. D’altra parte, il 1977 è stato indiscutibilmente un anno di dischi molto importanti, e per noi la musica è sempre stata – e continua a essere – un elemento molto importante mentre progettiamo, raccontiamo e viviamo le nostre architetture".
"Quindi credo che, forse inconsapevolmente, fosse davvero già presente anche questo tipo di attitudine un po' barricadera, che ha senz’altro contraddistinto l'avventura dei primi anni di Settanta7: questa necessità, se vogliamo un po’ piratesca, di conquista anticonformista di un mercato che ci interessava. Gli anni in cui cominciavamo ad affrontarlo, dal 2010 al 2012, sono stati anni piuttosto ‘punk’, in effetti”.
Passione per il legno
Settanta7 è uno studio per cui l’uso delle strutture in legno è tra i valori fondanti, per motivi legati alla riduzione dell’impronta di carbonio e alla sostenibilità, ma anche per il comportamento sismico.
Una passione che nasce nel 2011, con un corso intensivo a Bressanone: “Ci avevano invitato a progettare una scuola in legno, ma noi non conoscevamo ancora l’X-lam e il mondo delle strutture in legno. Ci siamo trovati quindi a vivere questa avventura in maniera un po' sprovveduta e romantica. Da allora, tuttavia, abbiamo iniziato un rapporto con le strutture lignee, che adesso padroneggiamo molto bene. Penso che in Italia abbiamo il know-how più alto in fatto di progettazione lignea nel settore pubblico. Abbiamo cercato di portarlo anche in altri tipi di strutture: per esempio adesso stiamo finendo di affrontare la progettazione di uno studentato in legno da nove piani fuori terra, a Milano, che avrà un’importanza iconica anche per lo skyline della città. Ma abbiamo realizzato strutture in legno multipiano anche a Cosenza e Messina”.
Pochi giorni prima della nostra intervista, Settanta7 aveva visto completato il montaggio della struttura della Facoltà di Ingegneria di Padova, un progetto da 4 piani fuori terra in legno. “Il costo del progetto è di circa 24 milioni, di cui circa 9 per il legno, che è stato montato in soli tre mesi con 6 uomini in cantiere: questo, considerando anche l’attuale stato di salute della cantieristica italiana e la sua carenza di manodopera, rende chiaramente la dimensione del vantaggio competitivo di una simile tipologia costruttiva, ed è un altro dei motivi per cui l’amiamo”.
Uno studio orizzontale
L’orizzontalità è un altro principio caro allo studio e ai suoi fondatori: “In Italia, la maggior parte dei nostri colleghi e competitor è tuttora legata all’idea autoriale di studio con un nome e un cognome in evidenza, e un organico che lavora nell'ombra per portare avanti la mission. Noi abbiamo fatto la scelta programmatica di scostarci da questa modalità operativa, non solo nella scelta del nome ma anche nel fatto di avere un board allargato a 13 persone, un po' sul modello francese: crediamo sia la migliore per il business dello studio che verrà”.
Scuole PNRR: il culmine di un percorso
Come emerso dall’intervento del Partner e Proposal manager Lorenzo Albai al convegno organizzato di recente sul tema da Promised Lands e Kömmerling [qui l’articolo sull’evento], Settanta7 è tra gli studi italiani più attivi sul fronte della progettazione di scuole PNRR.
“Noi nasciamo prevalentemente come progettisti di opere pubbliche e in particolar modo di scuole, tanto che il nostro primo progetto è stato un piccolo ampliamento di una scuola materna” spiega Daniele Rangone . “Da lì è partito il percorso lungo quattordici anni che ci ha portato poi a maturare un know-how molto solido sul tema, e ad aggiudicarci la progettazione delle otto strutture scolastiche del PNRR attualmente in fase di cantierizzazione: cito in particolare la cittadella di Castel Volturno, che sarà la scuola più importante in Italia”.
Rangone : “Il fatto di lavorare con pedagogisti, psicologi ed esperti di sociologia ci ha aiutato a realizzare delle architetture magari meno iconiche rispetto a quelle che hanno caratterizzato l’inizio del nostro percorso, ma realmente cucite sulla comunità ospitante. A volte è stato altrettanto utile confrontarci con le dirigenti scolastiche, che hanno arricchito il nostro modo abituale di affrontare il tema, se vogliamo anche un po’ disruptivo: l’obiettivo di base, infatti, per noi è cercare di scardinare la gabbia rappresentata dal decreto ministeriale del 1975, che ancora in parte imprigiona il lavoro dell’architetto alle prese con questo tema, soprattutto quello che l’affronta per la prima volta”.
Ma sono arrivati contributi importanti anche da altri fronti. Spiega Rangone: “Ci siamo resi conto che un confronto più serrato con il mondo dell'interior design e con tutta la filiera dell'arredo garantiva ai nostri progetti una qualità più alta. Abbiamo anche cambiato approccio col lighting design, non limitandoci ad applicare in maniera dogmatica la normativa italiana sui requisiti illuminotecnici: un aspetto importante per gli spazi che progettiamo e costruiamo, molto trasparenti e caratterizzati da un forte legame tra interno ed esterno”.
A Rangone abbiamo chiesto se questa apertura al confronto interdisciplinare e al dialogo sia anche tra le ragioni della grande varietà di soluzioni architettoniche adottate per le otto scuole PNRR di Settanta7.
“Credo che a questo contribuiscano diversi fattori. In una certa misura è anche una reazione all’ambiente universitario che abbiamo vissuto, con due o tre docenti molto importanti che ci insegnavano quanto fosse determinante trovare un canone estetico da ripetere ad libitum, come una firma. Settanta7 non ha mai avuto questo tipo di approccio, anzi: alla base del nostro lavoro c’è proprio la scelta di non ripetersi".
"Un altro elemento che porta questi progetti a essere molto diversi tra loro coincide ovviamente con il luogo e la comunità di riferimento, le cui esigenze specifiche hanno richiesto anche dei cambi di tecnologia costruttiva”.
“Come dicevo prima, noi abbiamo una predilezione per il legno, ma siamo anche molto concreti: nel mercato italiano di oggi non c’era la possibilità di mandare in appalto ciascuna delle otto scuole con una struttura in legno, perché non sarebbe stato possibile costruirle contemporaneamente. Quindi abbiamo fatto scelte mirate: alcune di queste scuole, tra cui la già citata cittadella di Castel Volturno, sono in carpenteria metallica. Quella di Feltre, invece, sarà la scuola con struttura lignea più grande tra quelle del PNRR".
"Le altre presentano delle tecnologie miste, con una componente di prefabbricazione. In altre parole, è la concezione strutturale stessa di questi edifici che li porta a essere molto differenti tra loro. Infine, alla base di questa eterogeneità c’è anche il fatto di trovarci a lavorare con figure professionali diverse a seconda del tipo di progetto: per esempio nell’ambito dell’acustica, un tema che a noi sta molto a cuore e che riteniamo determinante per la riuscita di qualsiasi progetto, non solo scolastico”.
Settanta7 all’estero: scenari, differenze e obiettivi
Come premesso da Rangone, lo studio è presente anche su altri mercati con i suoi uffici esteri. “Oltre il 90% del nostro volume di lavoro proviene ancora dall’Italia, ma nella programmazione del prossimo triennio 2025-27 abbiamo previsto di aumentare la parte di fatturato legata ai progetti internazionali. Il mercato francese è ad oggi quello che conosciamo meglio e in cui siamo più presenti”.
Inevitabile, quindi, toccare l’argomento delle differenze: “La più evidente consiste nell’importanza molto superiore attribuita alla nostra figura professionale” racconta. “In Francia l’architetto è in cima alla gerarchia e viene considerato non solo come tecnico che conosce le norme e la tecnologia capace di dialogare in maniera proficua con il mondo dell'ingegneria, ma soprattutto come artista in grado di generare nuovi mondi e nuove possibilità. Ma in generale c’è maggior rispetto per la professionalità degli architetti e degli ingegneri, forse anche perché sono percentualmente meno numerosi rispetto al totale della popolazione".
"Un altro aspetto positivo della Francia è, in ambito pubblico, un elemento di negoziazione tra la committenza e lo studio di architettura che si avvicina molto a quello del privato. Per fare un esempio concreto, un piccolo comune o un'istituzione universitaria seleziona 3-4 studi di architettura e poi li chiama al tavolo per avviare un vero e proprio dialogo: qualcosa di difficilmente realizzabile in Italia, dove siamo ormai assuefatti a una cultura del sospetto”.
L’opportunità rappresentata dalla tecnologia
Per uno studio come Settanta7, che ha un flusso di lavoro interamente basato sul BIM, la costante innovazione apre scenari interessanti e rende possibili anche delle riflessioni sui miglioramenti da apportare, così come sui rischi da scongiurare.
“Ne parlavo l'altro giorno con un dirigente di una importante software house” racconta Rangone. “Nel prossimo futuro mi piacerebbe cambiare e implementare fortemente la nostra operatività progettuale in ambito BIM, integrando meglio gli aspetti acustici ed energetici, e migliorando l’esperienza di progettazione dei nostri colleghi. Immagino qualcosa che sia più figlio del mondo del gaming, più interattivo: sarebbe importante se nel giro di due o tre anni diventasse possibile entrare nei nostri modelli e, toccandoli, vedere immediatamente il costo di una parete, la sua trasmittanza o il suo sfasamento termico, o le possibilità estetiche di una facciata ventilata. Il rischio che intravedo è quello di un'eterogenesi dei fini: talvolta ho l'impressione che il fatto di modellare in maniera perfetta un progetto possa essere confuso da alcuni con l’obiettivo finale del lavoro, quando si tratta invece di un mezzo”.
Sul tema dell’intelligenza artificiale, il co-fondatore di Settanta7 non mostra preconcetti: “Asserragliarsi in posizioni iper-conservatrici, a mio avviso, non porta da nessuna parte. Io credo che la sfida dei prossimi anni per studi come il nostro sia quella di avere un altissimo livello di ingaggio delle persone: se l'intelligenza artificiale può aiutarci a comunicare più velocemente le nostre idee e ad allargare lo spettro delle possibilità progettuali, se può liberare le persone dello studio della parte di lavoro più ripetitiva per dedicare le energie a quella che fa la differenza, si tratta di uno strumento potentissimo”.
Progetti in corso
Tra i progetti attualmente in corso, Rangone ne cita tre a cui tiene in modo particolare: “Inizio da un’accoppiata molto eterogenea per storia, destinazione d’uso e tecnologia costruttiva, che tuttavia racconta bene il cambiamento in corso nel nostro studio: la ricostruzione delle Vele di Scampia e il Bosco della Musica, nuova sede del Conservatorio di Milano”.
L’architetto parla del rapporto con gli abitanti del quartiere di Scampia e il comitato molto attivo ed esigente che hanno formato dopo decenni di difficoltà, cui si è aggiunto di recente il tragico crollo del ballatoio nella Vela Celeste.
Rangone: “Stiamo lavorando per proporre delle abitazioni di social housing in quello che sarà il più importante eco-quartiere di tutta Europa: un’operazione da circa 70 milioni di euro".
"A mano a mano che riusciremo a terminare i cantieri delle nuove abitazioni in social housing, verranno demolite le Vele ancora esistenti: rimarrà in piedi solo la Vela B, come memoria storica, e sarà donata a delle associazioni che la utilizzeranno per spazi sociali. Quella di Scampia per noi è un’esperienza molto bella ma difficilissima, perché siamo consapevoli di non poter aggiungere un secondo fallimento a quello del complesso originario”.
Il Bosco della Musica a Rogoredo nasce invece da un concorso internazionale vinto alla fine del 2022, per cui Settanta7 ha terminato di recente la progettazione esecutiva: “Un progetto molto grande, con finanziamenti del Ministero per circa 47 milioni di euro. Ci sarà un auditorium con l'acustica attiva più importante d'Europa, perché sarà un campus non tanto rivolto alla musica classica, ma più indirizzato sul pop rock e l’elettronica, con uno studentato in legno da 6 piani fuori terra, molto innovativo e accogliente. Ci abbiamo lavorato con entusiasmo e molta energia, coinvolgendo numerosi esperti soprattutto in ambito acustico”.
Il terzo progetto in corso di cui Rangone parla con particolare piacere è un nuovo modello di Senior Residence, che si propone di superare il paradigma delle attuali RSA con un tipo di struttura molto più inclusiva: “Si chiama Cosmo” racconta. “Una volta brevettati il marchio e il design, cercheremo il maggior numero possibile di stakeholder per metterlo a terra in tutta Italia".
"L’idea è quella di una struttura ripetibile e in parte anche scalabile, anche se dai diversi studi che abbiamo compiuto con sociologi e psicologi è risultato che la dimensione ideale si attesta intorno ai 140 ospiti. Sarà una sorta di franchising di qualità, volto programmaticamente a ribaltare in percentuale la superficie dedicata alle camere (ad oggi intorno ai 24-26 m2) rispetto a quella dedicata ai servizi collettivi. A tale scopo abbiamo coinvolto degli interior designer che si occupano del mondo delle crociere nella progettazione delle Cosmo Suite: stanze bellissime ma molto più piccole, i cui metri quadri risparmiati ci permettono di limitare il costo a un massimo di 1.300 euro a persona, rendendo più democratiche queste strutture”.
“Un ambito molto sfidante e diverso per noi, che veniamo dal mondo della progettazione di università, ospedali, biblioteche e scuole per enti pubblici, è infine quello che ci vede impegnati nel settore degli yacht e mega yacht di lusso per il più grande player mondiale del settore, Azimut Yachts: dopo aver vinto una competition, abbiamo iniziato la progettazione per riconfigurare i loro headquarter, iniziando da quelli italiani. Ci siamo ritrovati a confrontarci con un mondo assolutamente diverso dal nostro. Di recente abbiamo acquisito un altro cliente dello stesso settore, e quindi contiamo di mettere a frutto queste esperienze per acquisire sempre più consapevolezza”.
Il punto sulla filiera e il rapporto con gli stakeholder
Rangone conclude la conversazione con uno sguardo all’immediato futuro del settore: “La progettazione sta attraversando a mio avviso un momento di fortissimo cambiamento, che nasconde anche delle opportunità molto interessanti. L'elemento che mi sembra stia cambiando in maniera particolarmente repentina è quello del timing del processo: tutto deve essere fatto in tempi ultrarapidi e in modo sempre più efficiente. Credo quindi che questo porterà senza dubbio ad abbattere alcuni silos ancora presenti tra tutti gli stakeholder che fanno parte della filiera, dalla progettazione alla costruzione".
"Nei prossimi anni verrà premiato chi saprà raccogliere questa sfida lavorando con gli sviluppatori, con le imprese e con le società di ingegneria in maniera molto più aperta, orizzontale e collaborativa rispetto al passato. Oltre a essere più efficiente dal punto di vista dei tempi, questo approccio arricchisce molto di più sul piano professionale, e noi stiamo già cercando di adottarlo”.
Partner di Settanta7
- arch. RANGONE DANIELE, Cofounder & Chief Vision Officer
- arch. RIONDA ELENA, Cofounder & Chief Financial Officer
- arch. ALBAI LORENZO, Partner & Tender Manager
- arch. POLINI SILVIA, Partner & Tender Coordinator
- arch. CAGNONI PATRIZIO, Partner & Tender Coordinator
- arch. MEA BENEDETTA, Partner & Tender Coordinator
- ing. MAZZONI MARGHERITA, Partner & Program Manager
- ing. SPANÒ FEDERICO, Partner & Program Manager
- arch. FONTANA LUCA, Partner & Project Manager
- arch. RAO STEFANO, Partner & Project Manager
- arch. VALENTE MATTEO, Partner & Project Manager
- arch. DEPETRIS MANUEL, Partner & Program Manager
- arch. FORNARA GIANMARCO,Partner & Program Manager