- INFO POINT
- Di Matteo Ferrario
- Dove: Bergamo
- Stato: Progetto
- Progettista: De8 Architetti
Regia Architettonica
Edilizia SportivaLa storia di De8 Architetti ha inizio negli anni Novanta a Milano, dove si sono laureati in architettura al Politecnico i co-fondatori Mauro Piantelli, Carlo Vailati e Massimo Bressanelli, per poi proseguire a Bergamo, dove attualmente ha sede lo studio. I temi affrontati da De8, cui si è aggiunto nel 2008 un altro associato, Cristian Sangaletti, laureatosi a propria volta in architettura al Politecnico di Milano, spaziano tra urbanistica, residenziale, terziario, commerciale, alberghiero, strutture sportive, interior design e retail, con due costanti: la sostenibilità ambientale e la contemporaneità dei linguaggi architettonici adottati.
Mauro Piantelli, da noi intervistato su uno dei progetti più importanti realizzati negli ultimi anni da De8, ovvero il Gewiss Stadium di Bergamo, ci ha parlato dei principi di fondo sottesi all’attività progettuale dello studio.
Governare la complessità
Piantelli: “In una mostra dedicata al nostro lavoro, che si è svolta alla fine del 2021 a Seriate, abbiamo illustrato insieme ai nostri progetti quelli che consideriamo i sei principi fondamentali dell'architettura: il primo è la regia architettonica.
Nei progetti complessi sono richieste le consulenze di professionisti appartenenti a settori molto specialistici. Quello del Gewiss Stadium rappresenta sicuramente il caso più impegnativo che abbiamo affrontato finora sotto questo aspetto: esperti dell'UEFA, esperti di sicurezza, esperti di illuminotecnica ecc. Ho constatato tuttavia sul campo, partecipando a tutti i tavoli tecnici possibili, che, se ad esempio a un tavolo di esperti di sicurezza è presente un architetto, è più semplice trovare una risposta architettonica a un problema di sicurezza che viene sollevato. È in questo modo che siamo riusciti a governare un progetto di tale complessità".
"La figura del progettista deve essere in grado di interagire con le altre figure coinvolte, trovando una sintesi attraverso gli strumenti della sua professione: per questo parlo di regia. Per tornare al caso dello stadio di Bergamo, dalla Questura ci sono arrivate anche indicazioni molto preziose che non riguardavano aspetti normati o scritti da qualche parte, ma dettate dall'esperienza: ad esempio ci è stato richiesto di prevedere una exit strategy per i reparti mobili della Polizia di Stato in un possibile momento di difficoltà, tenendo conto dei flussi, dei possibili punti di conflitto coi tifosi ospiti e delle vie di fuga".
Iper-specificità e contesto
A Bergamo c’erano però anche delle preesistenze storiche importanti, con cui i progettisti hanno scelto di relazionarsi in un modo pienamente rappresentativo della loro idea di architettura: "Noi partiamo sempre dal dialogo col contesto” spiega Piantelli. “Per dirla con Jean Nouvel, secondo cui il progetto deve essere iper-specifico, siamo assolutamente contrari all'impostazione tipologica, che a mio modo di vedere non ha alcun tipo di senso: ogni progetto deve tenere conto di un contesto unico sul piano urbano, sociale ed economico".
"Per il progetto dello stadio di Bergamo sono stato invitato ad assistere a varie partite, anche in settori occupati dagli ultras, e, partecipando con un occhio da architetto anziché da tifoso, ho avuto modo di notare subito che dalla curva nord era visibile il profilo di Città Alta e del colle della Maresana".
"Questo è un esempio di ciò che si intende per elemento iper-specifico del progetto, e di cui non si poteva non tenere conto in quel caso: qualcuno alle prime riunioni aveva ironizzato sul fatto che allo stadio si va per guardare le partite di calcio e non il panorama, ma adesso notiamo un apprezzamento generale anche riguardo a certi aspetti: tutto il progetto del Gewiss Stadium, a ben vedere, non è altro che una nuova narrazione del contesto, del rapporto inscindibile tra lo stadio e il Lazzaretto, e dal racconto non poteva certo essere esclusa la percezione del paesaggio".
La lezione di Ghirri
Ci sono degli architetti a cui De8 guarda come un punto di riferimento della propria attività progettuale? Quella che Ernesto Nathan Rogers definiva la continuità coi maestri.
Piantelli: "Più che di maestri, parlerei di una sorta di bibliografia di riferimento, che, come tutti gli architetti, abbiamo anche noi. Ma il contesto richiede sempre una risposta diversa e in qualche modo non confrontabile con altre. Se dovessi fare un nome, paradossalmente andrei a prenderlo in un ambito diverso dall'architettura: quello del fotografo Luigi Ghirri, di cui sono solito riprendere nelle mie conferenze una citazione".
"Le parole di Ghirri cui mi riferisco sottolineavano la sua esigenza di ricorrere a una sequenza di fotografie piuttosto che a una sola foto definitiva, cosa che lui non riteneva sufficiente per raccontare l'architettura: c'erano troppi elementi mutevoli, a cominciare dalla temperatura e dalla luce nelle varie ore della giornata, che non potevano essere racchiusi in un solo scatto".
"Nella slide conclusiva delle mie conferenze, io non faccio altro che recuperare questo concetto, sostituendo la parola "architetto" alla parola "fotografo", e il verbo "progettare" a "fotografare", e funziona altrettanto bene. Io sono contrario all'idea, purtroppo abbastanza comune, dello stadio come oggetto architettonico concepito per essere ripreso a volo di uccello da un drone: abbiamo anche esempi di valore di questo approccio progettuale, come l'Allianz Arena di Herzog & De Meuron a Monaco di Baviera, ma credo che il loro limite sia quello di non tenere conto del punto di vista del fruitore. A chi capiterà mai di osservare lo stadio dalla stessa quota e angolazione da cui lo filma il drone? Si tratta di qualcosa che non fa davvero parte dell'esperienza urbana: quella che si vive ad esempio camminando alla quota della strada lungo il perimetro dello stadio".
"Ad esempio, nel caso dello stadio di Bergamo avevamo il Lazzaretto, una preesistenza che risale al 1508: non si sarebbe mai potuta negare la relazione tra l'uno e l'altro. Di nuovo, parliamo di caratteri iper-specifici, che non possono essere ricondotti all'interno di categorie tipologiche".
Quello dello spazio pubblico sembra essere un tema centrale in tutta l'attività di De8 architetti, non soltanto nel progetto dello stadio di Bergamo.
Piantelli: "Uno dei progetti più illuminanti e formativi tra quelli cui ho lavorato è il nostro intervento di qualche anno fa sul Belvedere del grattacielo Pirelli a Milano: studiando gli scritti pontiani sul progetto originario ho capito che Gio Ponti aveva concepito il 31° piano, ovvero il Belvedere, come una vera e propria piazza pubblica, una restituzione alla collettività dello spazio al suolo che il grattacielo le aveva sottratto".
"Da allora, in tutti i nostri progetti, indipendentemente dalla scala o dal fatto che siano pubblici o privati, questa sorta di obbligo di restituzione dello spazio pubblico è sempre stata una componente del nostro fare architettura. Noi abitiamo uno spazio collettivo, da cui non possiamo pensare di escludere un sub-spazio soltanto perché privato: la nostra responsabilità è anche verso chi sta intorno. Qui sta la funzione sociale, che è inscindibile dall'architettura”.
A questo proposito, il co-fondatore di De8 sottolinea un altro aspetto importante: la molteplicità degli usi per cui devono essere concepiti gli spazi pubblici.
Piantelli: “Le rivoluzioni sono sempre state compiute nelle piazze, che quindi possono essere anche luoghi di conflitto, oltre che di socialità".
"Una città senza piazze, senza spazi pubblici, è una città da regime totalitario, dove il conflitto non è previsto. Viceversa, più una città è democratica, più offre spazi pubblici che possono essere riconfigurati liberamente".
"Nel caso dello stadio di Bergamo, pur trattandosi di un progetto che ci era stato commissionato da un privato, è risultato immediatamente evidente che riguardasse anche lo spazio pubblico e la città. Il nostro modo di restituire alla collettività, in questo caso, è stato lavorare sull'area sopraelevata di prefiltraggio della curva nord, che durante la settimana si trasforma in parco pubblico. Lo stesso vale per la curva sud, dove abbiamo smontato le barriere e usato placche verdi, che consentono la fruizione libera degli spazi senza farli apparire militarizzati. Per la nostra piazza nord il progetto paesaggistico è stato realizzato dalla professoressa Laura Gatti, l'agronoma che ha inventato il Bosco verticale".
Modellazione, ma senza abbandonare il taccuino
Il BIM è sempre più importante per l'attività progettuale, soprattutto quando è elevato il livello di complessità. Al nostro intervistato chiediamo allora qual è il rapporto di De8 architetti (e il suo in particolare) con lo strumento della modellazione.
Piantelli: "Noi utilizziamo schizzi in tutta la fase progettuale. Dopodiché, personalmente modello in Rhino, che è un software più architettonico e mi lascia più libertà in una fase iniziale, permettendomi di controllare il modello in tutte le sue componenti. Quando siamo tutti convinti del risultato, lo trasferiamo in Revit e trasmettiamo il modello a ingegneri e impiantisti, per iniziare a lavorarci sui rispettivi fronti. Ma alla base c'è sempre il tratto a mano libera sul mio taccuino Moleskine".
Lo schizzo, del resto, ha storicamente un ruolo importante per la sua capacità di contenere in nuce l'intuizione costruttiva dell'architetto: basti pensare a quanto si avvicinassero al risultato finale, già ingegnerizzato, quelli di Oscar Niemeyer per i palazzi ministeriali di Brasilia e la sede Mondadori di Segrate.
Piantelli: "Sono d'accordo, e questo discorso mi riporta alle parole di un altro architetto con cui ho avuto il piacere di collaborare, Tobia Scarpa, riprese a propria volta dalla tradizione greca: lui diceva che se una cosa è bella, è anche giusta".
Inseguendo l'equilibrio estetico, l'architetto si avvicina quindi per via intuitiva a un equilibro funzionale e costruttivo".
Piantelli: "Non vorrei che sembrasse un discorso troppo romantico, ma è esattamente così, e ne ho avuto la prova anche nella collaborazione con SCE, i nostri partner abituali per la progettazione strutturale: Stefano De Cerchio, uno dei tre soci dello studio, in una delle conferenze che abbiamo tenuto insieme al Politecnico, ha riconosciuto come i primi schizzi che gli avevo inviato per il progetto dello stadio di Bergamo, a livello strutturale e di sezioni, non si discostassero molto da quanto ottenuto alla fine del processo".
"Per questo credo nel potere rivelatore degli schizzi. Il bel disegno non è soltanto bello in sé: sta anche in piedi".