- INFO POINT
- Di Giulio Di Chiara
- Dove: Palermo
- Stato: Edificio concluso
- Progettista: Provenzano Architetti Associati
L’armonia di scala della progettazione Provenzano
Strutture logistiche- Introduzione
- La genesi dello studio: da padre in figlio
- Barcellona fa scuola
- Perchè proprio il waterfront?
- Dalla Biennale al progetto del Molo Trapezoidale
- “Pulire e liberare”, il dogma per una città
- Dagli interni allo spazio pubblico
- Le scelte per un molo emblema del “porto liquido”
- Un progetto di intelligenza collettiva
Nel contesto dell'architettura moderna, la progettazione si muove su un continuum che spazia dalla scala domestica a quella urbana. Diversi interpreti della disciplina hanno saputo abilmente navigare questa vastità, sviluppando una sensibilità capace di "intermediare" e coniugare la precisione del dettaglio tipico degli interni alla visione complessiva e funzionale dell'urbanistica.
La loro opera riflette ciò che Alvar Aalto descriveva come l'essenza dell'architettura, ovvero il risultato di un'armonia tra diversi fattori, in cui è fondamentale considerare tutti gli aspetti della vita umana nella progettazione. Concetto che fa eco a quanto sottolineato anche da Renzo Piano, secondo cui l'idea di un architetto non è mai solo formale, ma deve essere al tempo stesso sociale, scientifica e poetica . Il manifesto di una visione olistica che comprende vari aspetti dell'esperienza umana.
Questa visione risuona nell'approccio dello Studio Provenzano, dove ogni progetto, pur unico, è intriso di una ispirazione che trascende la sua funzione immediata.
Lo Studio Provenzano, in qualità di consulente e coordinatore architettonico del progetto di rigenerazione urbana del Molo Trapezoidale nel Porto di Palermo, propone un approccio dicotomico in materia, che è tanto tecnico quanto emotivo, un equilibrio tra funzionalità e aspirazione storico-artistica. In questa intersezione tra scale di progettazione, il suo operato diventa testimonianza di come l'architettura possa influenzare e riflettere la vita umana, un concetto che ha radici profonde nella storia dell'arte e della progettazione architettonica.
Abbiamo voluto approfondire l’identità e il modus operandi di questo team, composto stabilmente da cinque architetti senior, interloquendo direttamente con la sua anima pulsante, l’Arch. Sebastiano Provenzano.
Socio e figlio del Prof. Fausto Provenzano, fondatore dello studio, Sebastiano Provenzano incarna in sé l’essenza di studi, storie ed esperienze che inevitabilmente hanno plasmato il proprio stile di approcciare i progetti. Vedremo come l’influenza del mare ha in qualche modo accompagnato il percorso di crescita didattica e professionale che oggi si identifica in una spiccata specializzazione nell’ambito dei waterfront urbani.
La genesi dello studio: da padre in figlio
Arch. Sebastiano Provenzano: “Lo studio ha una sua storia che prescinde da me e dalle colleghe Niuta Garretto, Federica Omodei e Giulia Lupo. E’ stato avviato nel 1971 da mio padre che si è laureato a Venezia con l’Architetto Carlo Scarpa e che recentemente è stato insignito di un premio alla carriera da parte dell’Istituto Nazionale di Architettura (INARCH). Il suo approccio progettuale costituisce il faro della nostra attività e un'importante eredità per il nostro studio, che oggi ha un’anima decisamente giovane e dinamica. Tra architetti senior e junior lo studio ha una età media inferiore ai 35 anni".
Età media molto bassa per una compagine che ha proprio in Sebastiano Provenzano la figura più veterana, appena quarantacinque anni. Tanti giovani neo laureati completano un organico che fonda le sue radici nella committenza privata, ma che si è evoluta nel tempo.
Arch. Sebastiano Provenzano : “Nel 2007 la crisi che ha colpito la committenza privata ci ha indotto a osare ed evolverci. Per questo abbiamo costituito anche una società di ingegneria con cui approcciare il mondo della committenza pubblica e delle gare. In questo modo abbiamo maturato esperienza anche in questo settore".
Lo studio Provenzano ha sede a Palermo. Il contesto socio-economico della città ha influenzato le scelte di molti architetti locali. Un quadro generale necessariamente resiliente rispetto ad altre economie urbane, in cui la specializzazione dispone di un mercato più dinamico e ricco a cui attingere.
Arch. Sebastiano Provenzano : “Grazie alle scelte fatte, negli ultimi anni abbiamo avuto la possibilità di occuparci di riqualificazione urbana. L’economia della città di Palermo d’altronde non ci consente di avere uno studio settorializzato solo sul settore privato".
"A noi piace fare gli architetti nella complessità del mestiere, e quindi occuparci sia di interni, di strutture alberghiere, di progettazioni più complesse. Questo è anche quello che ci chiede il mercato”.
In effetti i dati non mentono: la "progettazione integrata", che combina servizi di architettura e ingegneria, rappresenta quasi un terzo del fatturato nazionale(31,5%). Questo indica una tendenza verso un approccio più olistico e integrato nel settore (“Report 2022 on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry” a cura del prof. Aldo Norsa). La distribuzione geografica di queste società suggerisce una intensità degli investimenti nel settore particolarmente spiccata solo in alcune regioni come la Lombardia (regione italiana con la maggiore concentrazione di società di architettura, ben 47,9%), la Toscana, il Lazio e l’Emilia-Romagna.
Barcellona fa scuola
Se il mercato ha inevitabilmente posto dei paletti nell’operatività degli studi di progettazione, la generazione degli architetti siciliani e palermitani non ha di certo abbassato le sue ambizioni e gli standard qualitativi entro cui muovere i propri passi.
Un passaggio fondamentale dell’analisi sulle nuove leve dell’architettura locale è costituito dalle esperienze maturate già in giovane età.
Arch. Sebastiano Provenzano:“Nella nuova generazione degli architetti palermitani in particolare, la qualità media è maggiore di quanto non fosse nelle generazioni precedenti, sebbene in passato ritengo vi fossero più figure apicali e di spessore rispetto ad oggi. Osservo un livellamento verso l’alto, basti guardare la produzione media di tantissimi colleghi sui vari campi. Questa qualità ha però difficoltà a manifestarsi, a palesarsi per strada, perchè manca una committenza pubblica che consente ai professionisti di esprimersi".
Il riferimento è ad una committenza intraprendente e lungimirante come quella che caratterizzò la Barcellona degli anni novanta e duemila. Quel periodo fu caratterizzato da una combinazione di rinnovamento urbano e da un'estetica architettonica audace e innovativa. Barcellona sperimentò un'importante trasformazione in preparazione delle Olimpiadi del 1992, che ha portato alla riqualificazione di molte aree della città.
Questa fase storica fu altresì segnata da una spiccata propensione per l'integrazione tra spazi pubblici e architettura, con la creazione di parchi, piazze e lungomari che si fusero armoniosamente con l'ambiente urbano circostante. L’architettura riuscì a enfatizzare l'uso di forme moderne e materiali innovativi, pur mantenendo un legame con l'identità storica e culturale della città.
Arch. Sebastiano Provenzano: “La Barcellona di fine anni 90 è stato un faro per tutti. Dimostrazione di come l’architettura potesse ambire ad avere un palcoscenico più grande della ristrutturazione di un semplice spazio privato, di un appartamento o un negozio.Questo è avvenuto grazie ad una committenza ambiziosa e con un potere di spesa importante".
Perchè proprio il waterfront?
L’impronta del padre architetto e un mercato soggetto a continue fibrillazioni avrebbero potuto influenzare la propria crescita personale e professionale. Tuttavia l’Arch. Sebastiano Provenzano ha seguito le tappe naturali di un processo formativo ricco di ispirazioni, esperienze e approfondimenti accademici. Analogamente ad un percorso evolutivo di qualsivoglia natura e settore, vedremo come particolari di vita apparentemente innocui si siano rivelati indizi premonitori di un orientamento alla professione che sfocerà in uno stretto rapporto con il mare.
Arch. Sebastiano Provenzano: “Il mio percorso è stato molto orientato alla riqualificazione delle aree di waterfront. Mi sono laureato nel 2003 con l’Arch. Maurizio Carta (oggi Assessore alla Pianificazione Urbanistica del Comune di Palermo, ndr) e in quella tesi ho approcciato la progettazione su una scala più urbana rispetto alla visione dell’urbanistica e della zonizzazione di area vasta.
Proposi una tesi su un’area che a quei tempi era priva di qualsiasi forma di interesse da parte della città e della comunità, il porto.
Promised Lands:“Come mai proprio l’area portuale?”
Arch. Sebastiano Provenzano: “Nella mia vita privata praticavo e pratico tuttora il canottaggio, pertanto conoscevo già molto bene quei luoghi che inevitabilmente guardavo anche con gli occhi dell’architetto, intravedendone le potenzialità future. Era un’area di grande fascino in quanto giacimento di suolo che attendeva di essere risemantizzato, riscritto, riconnesso alla città".
"La tesi che proposi si occupò di realizzare un piano regolatore portuale di scala vasta e un piano particolareggiato. Erano gli anni in cui veniva emanata la legge che istituiva le autorità di sistema portuale in Italia e il nuovo ruolo del PRP - Piano Regolatore Portuale. Tra le altre, in essa si introducevano nuove definizioni e funzionalità, come le aree di interfaccia porto-città e le modalità di reciproca connessione tra tessuto urbano e ambiente portuale".
FOCUS
L'istituzione delle autorità portuali in Italia è stata introdotta con la Legge 28 gennaio 1994, n. 84, nota come "Riordino della legislazione in materia portuale". Questa legge ha stabilito la figura dell'autorità portuale nei principali porti italiani, con l'obiettivo di amministrare e organizzare i beni e i servizi portuali.
Successivamente, nel 2016, un decreto legislativo ha riorganizzato queste autorità in "autorità di sistema portuale", ampliando il loro ruolo e le loro funzioni. Queste riforme hanno mirato a migliorare l'efficienza e l'efficacia nella gestione dei porti nazionali e internazionali in Italia.
Arch. Sebastiano Provenzano: “Nel Piano Regolatore di Palermo del 2002 a firma di Pier Luigi Cervellati, l’intera area portuale veniva destinata a spazi industriali, senza ulteriori indicazioni o distinzioni. Se dal punto di vista normativo non poteva che essere così, da un punto di vista qualitativo era chiaramente un impoverimento sensibile della qualità urbana.
Per anni a Palermo non si realizzò nulla proprio perchè mancava lo strumento che consentisse di agire. La tesi ebbe successo in quanto introduceva un tema, quello della qualità architettonica in aree precedentemente prive di qualsiasi interesse collettivo”.
Dalla Biennale di Venezia al progetto del Molo Trapezoidale
Dal canottaggio alla carriera universitaria, la storia vuole che nel giro di un anno dalla pubblicazione della tesi sul PRP, intorno al 2005, venga bandito un concorso di architettura per la riqualificazione dell’intera area portuale.
Arch. Sebastiano Provenzano:“Partecipai ma non vinsi quel concorso. Il contributo di idee che apportai fu comunque apprezzato. L’allora presidente dell’Autorità del Sistema Portuale, Dott. Nino Bevilacqua, diede forte impulso affinchè si realizzasse il Piano Regolatore Portuale per normare definitivamente questo grande lembo di terra tra mare e città.
Per questo istituì l’Officina di Architettura del Porto di Palermo, un bellissimo laboratorio di progettazione architettonica in cui far confluire un team di giovani e brillanti architetti, coordinati dall’Arch. Flavio Albanese (futuro direttore di DOMUS) e dall’Arch. Maurizio Carta".
"Il focus di quel sodalizio fu la realizzazione del PRP a partire dai preziosi contributi di tutti. Ci spendemmo per la nostra città affinchè si creassero condizioni concrete per l’istituzione dell’elemento urbano “porto”, con un ruolo attivo e moderno".
L'Officina del Porto rappresentò uno spazio dedicato alla meditazione, all'esame approfondito, alla creazione architettonica e alla divulgazione. Essa funzionò come una rete di decisioni e di professionalità, coinvolgendo figure come amministratori, specialisti e designer in un ambiente di lavoro costante, finalizzato alla rinascita dell'area costiera della nuova città-porto. Questa struttura si configurò come un fulcro essenziale per la trasformazione e il rinnovamento urbano, integrando diversi professionisti in un progetto comune di sviluppo.
Arch. Sebastiano Provenzano: “Furono anni davvero importanti. Da quella esperienza ospitammo per la prima volta la Biennale di Venezia, fuori da Venezia. La Biennale “Città-Porto” fu organizzata da noi e da Rinio Bruttomesso, docente e studioso dei waterfront urbani".
"Un’esperienza intensa e affascinante che informalmente costituì l’avvio di un lento processo di annessione dell’entità “porto” al concetto di città stessa".
Era evidente in quegli anni come anche la società civile avesse preso sempre maggiore consapevolezza sulle prospettive di crescita di questo grande perimetro. Le crescenti esigenze di spazi strutturati, accoglienti e continui al tessuto urbano costituirono la necessaria benzina per avviare concretamente i primi interventi di riqualificazione.
La linea di costa di fronte il centro storico diventò progressivamente un cantiere lineare in cui, un segmento dopo l’altro, si restituì stile, decoro e soprattutto dignità a quegli spazi che fino agli anni novanta erano stati soltanto ricettacolo di abusivismo e caos.
Arch. Sebastiano Provenzano : “Il primo di questi interventi fu il progetto di riqualificazione della Cala, curato dall'Ufficio sotto l'attenta e competente guida dell'Ing. Salvatore Acquista e del quale insieme alla collega Giulia Argiroffi fui incaricato come consulente architettonico. Lo sviluppo di questo progetto fece da apripista per la definizione di un assetto stilistico e funzionale che tornerà ricorrente nelle successive progettazioni del waterfront".
“Pulire e liberare”, il dogma per una città “sul” mare
Il waterfront di Palermo, in particolare l'area del Foro Italico e della Cala, ha attraversato una significativa trasformazione nella storia recente della città. Originariamente, il Foro Italico, creato nel 1582 come sentiero pedonale e parco adiacente il lungomare di Palermo, divenne una destinazione favorita per il tempo libero delle classi più facoltose della città nei secoli XVII e XVIII. La Cala, un arco di mare tra la via Francesco Crispi e il Foro Italico, corrisponde al porto più antico di Palermo e ha una storia che risale all'epoca fenicia.
Fino agli anni '90, queste aree versavano in condizioni di degrado urbano. La Cala, un tempo centro vitale del commercio marittimo, si era trasformata in un porticciolo turistico, ma aveva perso molto del suo antico splendore. Le problematiche di igiene e cattivi odori dovuti alle inadeguate reti fognarie erano frequenti. Inoltre, il waterfront, compreso il Foro Italico, era ostruito da un luna park a cielo aperto e da un intrico di strutture non regolamentate che di fatto impedivano la visibilità e l'accesso al mare, eliminando ogni potenziale di fruizione pubblica dell'area.
La mancanza di una visione chiara per lo sviluppo e l'utilizzo di queste zone portuali ha di fatto obbligato i progettisti a ripensare da zero l’identità e la loro destinazione.
Arch. Sebastiano Provenzano: “Nel nuovo assetto a cui lavorammo, i caratteri distintivi furono l’eliminazione delle barriere e di quelle parti usucapite da vari concessionari privati che ricorrevano spesso a recinzioni per “proteggere” le loro attività.
“Pulire e liberare”.
Le imbarcazioni parcheggiate sopra la banchina andavano rimosse. Mancava il verde, le pavimentazioni erano realizzate in catrame, l’edilizia scomposta era costituita da capanne sovrapposte a containers".
"Ricordo ancora l’emozione del momento in cui liberammo la piazza alle spalle della società Canottieri Palermo, vicino all’ingresso del molo sud. Capimmo che da lì si poteva finalmente traguardare il porto di Palermo. Avevamo recuperato il “visibilismo”, un effetto oramai dimenticato".
La città di Palermo è definita città “di mare” dalla società civile ma più appropriatamente ribattezzata dall’Arch. Provenzano “città sul mare”. Almeno nel recente passato.
Promised Lands: “Qual è la differenza?”
Arch. Sebastiano Provenzano:“Sino a qualche anno fa, percorrendo i trenta km di costa il mare non era mai visibile. Palermo è ancora una città prevalentemente “sul mare”. Non a caso quell’intervento ripartì dalla rimozione di muri e recinzioni. Il poeta Paul Valery diceva che un buon architetto è un giardiniere che non usa solo le forbici. Alle volte rimuove solo le foglie secche con la scopa.
Promised Lands:“Operare in un contesto così eterogeneo e destrutturato quali insidie ha apportato al vostro lavoro?”
Arch. Sebastiano Provenzano:“Durante il Dottorato ho analizzato il fenomeno delle riqualificazioni portuali in tutta Europa notando che mentre in contesti come Genova o Londra il porto è stato liberato dalla sua funzione primaria ed è stato “regalato” a nuove destinazioni, a Palermo questo non è stato possibile.
Altrove le funzioni portuali sono state spostate in blocco in un nuovo sito e le vecchie aree risemantizzate".
"A Palermo il porto doveva continuare a fare il porto, nel frattempo che lo annettevamo al contesto urbano. Lo sforzo maggiore è stato quello di inserire avamposti di urbanità, coerentemente con la pianificazione portuale, che rendessero reciprocamente permeabile il sedime portuale e quello comunale. Mi piace pensare che il fruitore finale oggi attraversa un confine immaginario che delimita le due aree senza accorgersene".
In quel processo precedentemente accennato di segmentazione e recupero del waterfront, gli interventi sono proseguiti in continuità con l’espressa volontà di riconsegnare ai cittadini palermitani un camminamento elegante e funzionale a bordo acqua.
Arch. Sebastiano Provenzano: “L’istituzione del Parco della Salute ha costituito un’interessante collaborazione pubblico-privato, che ha strappato al degrado un primo brandello del vecchio palmeto, oggi decaduto, che insisteva lungo il Foro Italico. Poi è seguito il recupero del molo di Sant’Erasmo. Con il progetto del Molo Trapezoidale si è proceduto in questa progressiva attività di riappropriazione del mare perduto”.
Vale la pena menzionare il progetto “Parco della Salute”, iniziativa promossa da un'associazione Onlus dedicata a Livia Morello, giovane scomparsa prematuramente. Questo spazio verde è stato concepito per promuovere l'attività fisica e l'inclusione sociale, offrendo aree attrezzate per sport e attività educative ambientali, un campo di calcio, zone fitness e un giardino botanico. Il parco rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra il settore pubblico e privato per la riqualificazione di un'area del waterfront cittadino, trasformato in un luogo di benessere e aggregazione per la comunità .
Arch. Sebastiano Provenzano:“La mia competenza e la mia ricerca accademica, nonchè il mio interesse, sono stati da sempre focalizzati su una scala di progettazione intermedia, a metà tra urbanistica e architettura. Mi ritengo particolarmente devoto alla cura dello spazio pubblico.
Mi duole constatare come molti lotti del centro storico risultino ancora drammaticamente demoliti e privi di quel tessuto connettivo come piazze e strade opportunamente concepite, che questi stessi edifici generano nel loro rapporto spaziale reciproco. La cura di questi spazi è fondamentale per restituire dignità ai luoghi, innalzare il valore degli immobili e innescare quell’effetto volano per intere aree del centro storico".
L’auspicio dell’Arch. Provenzano si scontra inevitabilmente con le carenti situazioni patrimoniali in cui versano le pubbliche amministrazioni. L’intero comparto della progettazione architettonica spinge in tal senso affinchè le collaborazioni tra pubblico e privato si intensifichino, come evidenziato d’altronde dall' “Osservatorio nazionale sui partenariati speciali pubblico/privato”. Questi partenariati rappresentano un modello innovativo per gestire e valorizzare beni pubblici, contribuendo significativamente alla rigenerazione di aree urbane, inclusi i centri storici, con progetti che combinano risorse pubbliche e iniziative private.
Il concetto sposato dai Partenariati Speciali Pubblico-Privato (PSPP) sottolinea l'importanza di superare l'idea che gli spazi urbani siano esclusiva prerogativa delle amministrazioni pubbliche.
È fondamentale riconoscere le città come frutto dell'azione congiunta di diversi attori, inclusi enti pubblici, imprese private e cittadini. Questo approccio collaborativo non solo amplia le risorse disponibili per lo sviluppo urbano, ma incoraggia la creazione di spazi più inclusivi, sostenibili e riflessivi delle esigenze di tutti i membri della comunità.
Dagli interni allo spazio pubblico: approcci in continuità
Come si è visto, la domanda per progettazioni architettoniche di spazi pubblici non trova una corrispondente offerta adeguata, almeno a queste latitudini. Lo Studio Provenzano, negli ultimi anni, ha saputo esprimere al meglio le proprie competenze e abilità in questo ambito, conseguendo successi degni di nota, come evidenziato dal progetto del Molo Trapezoidale. Ciononostante, tali opportunità risultano ancora limitate, orientando la progettazione del team Provenzano su progetti d’interni, ristrutturazioni e nel settore dell'ospitalità.
Promised Lands : “Riteniamo che tra una progettazione d’interni e lo spazio pubblico possano sussistere caratteri e approcci dell’architettura ricorrenti e condivisi. E’ così?”
Arch. Sebastiano Provenzano: “Nel nostro approccio obbediamo sempre ad una regola sacra: tutto deve avere una contestualizzazione. La nostra filosofia segue il ragionamento per cui, se devi progettare una sedia dovrai immaginarla all’interno di una stanza, se progetti un edificio dovrai contestualizzarlo all’interno di un quartiere, e il quartiere all’interno di una città.
Il paradigma dell’interscalarità che ogni architetto applica naturalmente nel suo lavoro non può che fondare la sua applicazione nell’appartenenza ad un luogo.
Nel disegno e nell’organizzazione di uno spazio domestico, quando non riesco a risolvere la pianta, lo traspongo alla scala di un contesto pubblico in cui si intersecano spazi, flussi e funzioni".
Apprendiamo come la scuola palermitana degli architetti sia molto legata alla contestualizzazione di un’opera, attenendosi ad un concetto caro all’architettura mediterranea: contestualizzare non corrisponde a “mimetizzare”, bensì a “radicare”.
Arch. Sebastiano Provenzano : “Per spiegare questa filosofia, basti pensare alle masserie delle campagne siciliane: quei manufatti sono apparentemente eterni, armoniosi con lo spazio circostante, costituiti dello stesso materiale del luogo, senza eccessi, logici e razionali. Un perfetto esempio di appropriatezza”.
“Sono molto legato a questo termine, “appropriatezza”. In medicina viene riferito alla cura di una malattia con gli strumenti di cui si dispone.
Trasposto alla nostra professione, trovo che l’analogia renda molto bene il concetto che intendiamo esprimere”.
Le scelte per un molo emblema del “porto liquido”
L’approfondimento sulle influenze e sulle esperienze che hanno contribuito a definire l'identità dello studio Provenzano ci riporta al progetto del Molo Trapezoidale. Il progetto, voluto fortemente dal Presidente dell'Autorità di Sistema Portuale del mare - Sicilia Occidentale, Dott. Pasqualino Monti, diventa rilevante per analizzare più da vicino alcune delle scelte adottate in questo specifico intervento.
Concepito nell’ufficio tecnico dell’Autorità Portuale di Palermo, nella persona dell’Ing. Enrico Petralia (che abbiamo conosciuto in questo sopralluogo in cantiere), il progetto è stato sapientemente svolto in costante sinergia con lo studio Provenzano e abilmente orientato dalle scelte avvenute su scala urbanistica.
Arch. Sebastiano Provenzano: “Questo progetto è stato interessante dal punto di vista della gestione delle fasi. Nasce come naturale applicazione delle previsioni del PRP e dalla espressa volontà di dare forma a quelle che l’Arch. Maurizio Carta individua come tre famiglie di waterfront".
Il Masterplan delineato suddivide il waterfront in tre categorie principali, due delle quali sono integrate nel tessuto urbano: il "porto liquido", che combina il diporto nautico con offerte culturali, di svago e ricettive, oltre a nuove abitazioni collegate alla città; e il "porto spugnoso", dedicato alla crocieristica e al flusso di passeggeri, in sinergia con l'infrastruttura cittadina e di trasporto. Quest'ultimo è progettato per facilitare l'accesso delle persone all'acqua e aprire la città verso il mare. La terza categoria, il "porto rigido", è definito dalla sua funzionalità portuale ottimizzata, con una chiara demarcazione per garantire efficienza operativa.
Arch. Sebastiano Provenzano : “Quando definisci una filosofia di questo tipo, tutte le scelte diventano pressoché consequenziali. Chiaramente ci abbiamo anche messo del nostro".
Promised Lands : “Prima di entrare nei dettagli delle scelte architettoniche, come avete preso parte a questa progettazione?”
Arch. Sebastiano Provenzano : “Abbiamo partecipato ad una gara bandita dall’autorità portuale, dapprima per un incarico di consulenza al RUP per la progettazione architettonica. Poi, in corso d’opera il nostro incarico si è esteso anche alla direzione artistica dei lavori e al coordinamento delle opere architettoniche. Abbiamo supportato l'Ufficio Tecnico dell'Autorità di sistema portuale per tutte le scelte architettoniche".
Promised Lands : “In termini più evocativi, l’acqua che abbraccia un antico baluardo delle fortificazioni storiche della città, quale significato più profondo custodisce?”
Arch. Sebastiano Provenzano : “Mi piace pensarla come una citazione tipicamente palermitana che rievoca la storia della città: le grandi peschiere che circondavano i principali monumenti arabi come il Castello della Zisa o il Castello di Maredolce…grandi bacini d’acqua artificiali che facevano parte del paesaggio urbano e che qui sono rievocati e reinterpretati.
Promised Lands : “Ci sembra che richiami e riferimenti alla storia della città non finiscano qui. Vero?”
Arch. Sebastiano Provenzano : “Assolutamente. La scala che giunge nella terrazza dalla quale si domina la vista su Monte Pellegrino presso l’edificio del Marina Yachting è una citazione della Passeggiata delle Cattive, camminamento che si conclude ad una quota leggermente superiore rispetto a quella del mare".
La Passeggiata delle Cattive è una terrazza affacciata sul mare, situata sulle mura cittadine vicino Porta Felice e vicina al Foro Italico. Il nome "captivae", dal latino, significa prigioniere, un riferimento alle vedove in lutto, considerate simbolicamente prigioniere del loro dolore. Questo spazio, infatti, era tradizionalmente riservato alle vedove per le loro passeggiate, mantenendole separate dalla frequentata area del Foro Italico.
Arch. Sebastiano Provenzano : “Le feritoie che scandiscono gli spazi commerciali sono una scelta profondamente architettonica. Attraverso una sequenza di cortili di dimensioni diverse, esse sono state concepite per offrire uno scorcio sempre diverso all’utente che passeggia. Li abbiamo immaginati come piccoli fotogrammi che rimangono impressi negli occhi del visitatore".
"Ulteriore riferimento storico-artistico lo abbiamo riproposto nella loggia dell’edificio principale, che accoglie l’ultimo piano del foyer verticale e che è ispirata ad una torre di avvistamento del mare. Nelle ville del 900 a Palermo è ricorrente ritrovare questa torretta che serviva soltanto per stabilire un rapporto visivo con l’acqua".
Le connessioni con la storia e l'arte locale sono marcate e si manifestano con coerenza, potendosi definire "appropriate".
L'architettura, abbracciando sia aspetti emotivi che funzionali, ha proposto una fusione necessaria tra queste dimensioni. La loro armonica integrazione è particolarmente evidente nella scelta dei materiali utilizzati per gli spazi e le strutture del Molo Trapezoidale.
Arch. Sebastiano Provenzano : “Potremmo dire “pochi ma buoni”. Una selezione di materiali particolarmente ristretta ha consentito di uniformare più facilmente le scelte di progetto e agevolare le fasi di cantiere e messa in opera".
"Siamo ricorsi a tre materiali principali. Il primo è la pietra utilizzata a terra e per il rivestimento degli edifici. In principio avevamo ipotizzato l’utilizzo della pietra di billiemi. Era necessario dare continuità alla superficie con l’adiacente area della Cala. Purtroppo le cave di billiemi sono pressoché esaurite, dunque non avremmo potuto rifornire l’enorme quantità occorrente per questo intervento. A seguito di alcune campionature effettuate su materiali naturali, abbiamo optato per un basalto sardo, Nora Basalt, che possiede caratteristica di grande compattezza e un aspetto cromatico funzionale al contesto in cui stavamo operando".
FOCUS
Il Nora Basalt, un basalto di origine sarda, si distingue per le sue eccezionali qualità fisiche e estetiche. Questa roccia vulcanica, celebre per il suo colore grigio chiaro, si caratterizza per una densità apparente tra 2.72 e 2.77 g/cm³, una resistenza a compressione superiore a 140 MPa e una resistenza flessionale oltre i 22 MPa. Tali proprietà conferiscono al Nora Basalt prestazioni superiori rispetto alla maggior parte dei materiali lapidei, rendendolo ideale sia per applicazioni interne che esterne.
La sua resistenza al gelo e ai sali lo rende particolarmente adatto per l'uso in ambienti esterni, mentre la sua tonalità moderna e versatile si adatta a vari contesti architettonici, valorizzando gli spazi con un tocco di eleganza naturale.
Arch. Sebastiano Provenzano : “Il secondo materiale è l’acciaio Corten, che per sua natura propone questo effetto arrugginito e una elevata resistenza alla corrosione che ben si sposa in un contesto marino".
"Il terzo è l’intonaco bianco, grazie all’utilizzo di pannelli in fibrocemento per esterni, ideali per essere avvitati e incollati alla struttura portante in acciaio. Questo materiale ha notevolmente ottimizzato le strutture in termini di isolamento e agevolato le maestranze durante le fasi di montaggio".
Un progetto di intelligenza collettiva
Aldilà degli aspetti più tecnici, il virtuosismo ulteriore di questa progettualità va attribuito alla collaborazione attiva tra i vari soggetti coinvolti.
Arch. Sebastiano Provenzano : “Molto importante è stato l'apporto della Soprintendenza, ente sovente considerato avverso all'innovazione urbana, che in questa circostanza si è rivelato un alleato imprescindibile, sia per l'indispensabile tutela del Castello a Mare, oggetto di scoperte e ricerche archeologiche da parte degli esperti dell'ente, sia per la delicatezza intrinseca dell'area in questione. La selezione dei materiali è il frutto di un costruttivo dialogo con la Soprintendenza e mi sento di ringraziare l'Arch. Mario Miceli e la Soprintendente Selima Giuliano per il continuo, proficuo confronto su tutto il progetto.
Ergere il Castello a fulcro attorno al quale sviluppare l’intero processo progettuale ha guidato ogni fase del nostro lavoro. In opere di grande complessità, analogamente alle cattedrali medievali, la figura del progettista si configura come una mente collettiva, principio che in questo contesto ha trovato piena applicazione, senza alcun vezzo di protagonismo".
Dallo sport dell'architettura, il principio del lavoro di squadra riveste un'importanza cruciale per la riuscita di ogni progetto. La collaborazione sinergica tra enti, aziende edili, artigiani e professionisti ha reso il Molo Trapezoidale un'opera di valore collettivo.
Il sito, pur in attesa di ulteriori completamenti, è già divenuto meta di interesse e inserito tra i luoghi di maggior pregio della linea costiera palermitana. Tale riconoscimento è motivo di soddisfazione per lo Studio Provenzano e per la collettività tutta, a testimonianza del successo di un impegno comune nel reintegrare questo spazio nell'immaginario urbano dei cittadini.
Credits foto: ©Francesco Ferla | Credits foto drone: ©Hermes Pupella