- INFO POINT
- Di Laura Marcellini
- Dove: Mapello
Il coraggio di crederci
ProtagonistiNulla di nuovo sotto il sole! Anche quest'anno il World Economic Forum, che annualmente attraverso il Global Gender Gap Report fotografa il divario di genere in146 Paesi, vede il punteggio complessivo del divario, sempre molto alto, fermarsi 68,4%, con un miglioramento di 0,3 punti percentuali rispetto al 2022.
A questa velocità ci vorrebbero 131 anni per raggiungere la parità di genere nel mondo. Tuttavia, rispetto al 2022, ci sono stati dei progressi più visibili in 42 economie, con un miglioramento di almeno 1% sull’anno precedente. Inoltre, altri 40 paesi hanno registrato un incremento, seppur inferiore ad un punto percentuale.
Come al solito i Paesi nordici guidano la classifica: sul podio Islanda, Norvegia e Finlandia.
E l'Italia?
Siamo riusciti a perdere addirittura 13 posizioni rispetto al 2022, piazzandoci al 79esimo posto dopo Kenya e Uganda. Dopo di noi, nessuna consolazione, troviamo l'Iran, il Pakistan e l'Afghanistan.
Pertanto, nonostante negli ultimi decenni le donne abbiano acquisito un livello di istruzione superiore, continuiamo a lavorare poco, con un tasso di occupazione femminile che in Italia si attesta al 55%, 14 punti percentuali in meno rispetto alla media del resto dell'Europea e oltre 18 punti rispetto alle economie più avanzate.
Non dimentichiamo poi il ruolo della donna all'interno della famiglia: conciliare lavoro e casa, tanto più in presenza di figli, diventa complicato.
Cosa serve per uscire da questa scomoda posizione o quanto meno per migliorarla?
Crediamo essenzialmente una svolta culturale per sostenere il lavoro e l’imprenditoria femminile ed è per questo che ci siamo dati l'impegno di conoscere il punto di vista delle donne che lavorano nel mondo spesso 'maschile' con una serie di interviste esclusive.
Quattro chiacchiere con...
Iniziamo questo percorso nel mondo del lavoro femminile a tu per tu con una donna che lavora nel campo della produzione di conglomerati bituminosi e calcestruzzi per urbanizzazioni e infrastrutture. Parliamo di Raffaella Donghi, CFO presso Sangalli S.p.A.
Promised Lands: Quali sono le differenze di approccio al business tra uomo e donna?
Donghi: "Le donne tendenzialmente hanno un approccio diverso in qualsiasi attività che le vede coinvolte sul lavoro, nella vita sociale, in famiglia. Vuoi per formazione culturale, per abitudini e anche per indole siamo spiriti concreti, abituate ad ottimizzare le risorse e i tempi e a gestire criticità. Sebbene la complessità non ci spaventi, dobbiamo però talvolta fare i conti con ansie di dimostrazione di capacità e di efficienza che non ci aiutano. Condizioni quest’ultime che rallentano la nostra crescita professionale e talvolta minano anche la nostra autostima. Soprattutto se ricopriamo posizioni apicali viviamo con il tarlo di chiedere a noi stesse sempre un po' di più, per dimostrare alle persone con cui lavoriamo il nostro valore.
Diverso è invece l’approccio maschile che parte da una consapevolezza di genere, storica, che contribuisce a conferire sicurezza, forza e a non aver necessariamente l’assillo di giustificare la propria posizione".
Promised Lands: Consideri questo approccio un retaggio sociale dove la donna deve sempre dimostrare e faticare di più per ottenere gli stessi risultati degli uomini?
Donghi: "Non solo è innegabile, ma riscontrabile nella quotidianità. Da anni tengo sulla mia scrivania, un foglietto con una frase di un esponente donna del mondo politico canadese che ricorda come 'noi donne dobbiamo fare qualsiasi cosa due volte meglio di un uomo per essere giudicate brave la metà'".
Una considerazione che ritengo rappresenti la situazione attuale.
Promised Lands: Qual è stata invece la sua esperienza personale?
Donghi:"Ho cominciato a lavorare in questa azienda 27 anni fa, mi occupavo della reception ed ero anche addetta alla contabilità.
Marco Sangalli, titolare dell’azienda, sin dagli esordi non solo ha dimostrato di volermi dare fiducia ma ha anche agito concretamente in questa direzione, non mettendo mai in discussione il mio ruolo e le mie idee.
Idee che, ad onor del vero, incontravano le sue stesse strategie innovative tanto in materia di riorganizzazioni interne quanto di selezione dei fornitori più corretti per lo sviluppo dell’impresa".
"Con sicurezza posso affermare che mai, durante il mio percorso professionale in Sangalli, ho vissuto situazioni o momenti di condizionamento legati al genere.
Le mie competenze però sono sempre state riconosciute anche nelle attività di interazione con professionisti e consulenti esterni con cui mi sono trovata a collaborare. É però indubbio che, il settore di operatività della nostra azienda abbia una spiccata vocazione al maschile e che, per guadagnarmi sul campo la fiducia delle risorse e delle persone incrociate negli anni, io abbia dovuto procedere a piccoli passi, dimostrando quotidianamente le mie competenze. Se il mio stesso ruolo fosse stato ricoperto da un uomo, probabilmente la sua strada sarebbe stata meno in salita".
Promised Lands: Parliamo di stipendi. Esiste una differenza di trattamento tra uomo e donna nella tua azienda e nel mercato esterno?
Donghi: "Il mio impegno, la mia passione, il mio attaccamento all’azienda e le mie capacità sono stati sempre correttamente riconosciuti anche a livello economico durante tutta la mia carriera. Non posso però escludere che, in altre aziende o in particolari contesti di business, figure maschili che ricoprono il mio ruolo possano contare su riconoscimenti superiori".
"Che l’equità sia un principio che permea però Sangalli lo conferma la recente raccolta dati che abbiamo effettuato per stilare il nostro primo Bilancio di Sostenibilità: abbiamo potuto così concretamente verificare che, nonostante io abbia sempre prestato molto attenzione nel premiare il mio staff, il rapporto uomo/donna non è perfettamente equilibrato. Esemplificando numericamente non si tratta di 1:1 ma di 1:0.98. Grazie a questo dato sappiamo dove dobbiamo correggere il tiro".
Promised Lands: Come si può colmare il gap a livello generale?
Donghi: "In passato le quote rosa sono servite per porre l’attenzione sull’argomento, mettendo la lente su discrepanze evidente ma mai istituzionalizzate. Ad oggi, credo che il termine sia abbastanza mortificante e a tratti discriminatorio. Per colmare il gap ritengo indispensabile che le donne imparino ad avere coscienza del loro valore e dei loro limiti, ma agiscono anche concretamente per migliorarli".
"Ugualmente basilare è arginare il timore di esprimere il proprio punto di vista che non ha, e non deve avere, un peso diverso rispetto a quello dei colleghi. Se una donna ha capacità, competenze, voglia di crescere e di mettersi in gioco sono convinta che possa raggiungere l’obiettivo professionale che si prefigge".
Promised Lands: In questo settore il numero di uomini è decisamente superiore a quello delle donne. Qual è il tuo parere?
Donghi: "Che il nostro ambiente sia prettamente maschile è oggettivo, ma progressivamente lo stato dell’arte si sta modificando. Recentemente, ad esempio, ho inserito nel nostro team un ingegnere gestionale donna che mi conferma quotidianamente di aver avuto la giusta intuizione Senza voler generalizzare, ritengo che dal punto di vista dell’operatività le donne, abbiano una meticolosità, precisione ed un focus all'obiettivo più spiccate di quelle maschili".
"Non dimentichiamoci inoltre il peso dei pregiudizi che necessariamente allontanano le donne dall’avvicinarsi a questo comparto".
"Ho partecipato recentemente a un evento organizzato dall'Università di Bergamo centrato sulle donne impegnate nelle discipline STEM (Science· Technology · Engineering · Mathematics) che si proponeva proprio di sensibilizzare il mondo femminile verso questo indirizzo. Le statistiche presentate hanno dimostrato non solo il ridottissimo numero di occupate in questi 4 ambiti, a conferma di quanta strada ci sia ancora da fare, ma anche l’influenza della loro provenienza famigliare dal punto di vista culturale: le donne che si avvicinano alle materie tecniche sono figlie di genitori laureati".
"In questo disequilibrio numerico tra professionisti tecnici uomini e donne non è da escludere infine anche una componente caratteriale: approcciarsi con colleghi solo uomini può generare, in alcuni casi, disagio o timore, deterrenti al miglior svolgimento della propria attività".
Donghi: "Da noi, in Sangalli le donne sono soltanto 9 su 30.
Una ulteriore conferma di come il mondo degli asfalti e dell’edilizia non sia ancora a vocazione femminile, ma di come le cose stiano cambiando rotta, l’abbiamo avuta nel corso del Job’s day organizzato dalla mia azienda: dei 50 candidati che si sono presentati, alcune erano donne, il che lascia ben sperare. Sicuramente confrontarsi o dare direttive a degli uomini, ad alcune colleghe può creare qualche difficoltà, ma la consapevolezza di avere le competenze, i requisiti e il ruolo per poterlo fare, progressivamente aiutano a superare il gap emotivo".
Promised Lands: Gli ingredienti del tuo successo?
Donghi: "Sapere che non si smette mai di imparare, riconoscere i miei errori impegnandomi per comprenderli e farne delle occasioni di miglioramento, ma anche non fermarmi mai di fronte ad un 'no' e trovare la strada per tramutarlo in 'si'". Su tutto però la passione per un lavoro che continua a meravigliarmi e a darmi stimoli".
"Infine l’aver potuto contare su un imprenditore che ha creduto in me e ha riconosciuto le mie capacità lasciandomi anche libertà di azione, indubbiamente, è stato un volano importante".