- INFO POINT
- Di Matteo Ferrario
- Cosa: Gewiss Stadium
- Dove: Bergamo
- Stato: Progetto
- Progettista: De8 Architetti
Una macchina per tifare
Edilizia SportivaCon l’architetto Mauro Piantelli, fondatore e titolare di De8 Architetti, abbiamo approfondito il rapporto dello studio con la committenza, le scelte progettuali e le partnership tecniche alla base del progetto del Gewiss Stadium di Bergamo [qui l’intervista sugli obiettivi di rigenerazione urbana dell’intervento].
Il lavoro progettuale di De8 sull’impianto, racconta Piantelli, era iniziato già diversi anni fa in un contesto diverso: "Prima dell'acquisizione dello stadio da parte di Atalanta, eravamo già intervenuti sulla tribuna d'onore su mandato del comune, realizzando lo Sky box e il Pitch view. Lo stadio di Bergamo è stato anzi il primo nella serie A italiana a essere dotato di un Pitch view, ovvero un settore a bordo campo da cui si può assistere alla partita a ridottissima distanza dai giocatori, con l'unica separazione costituita dal plexiglas: nel 2015, quando lo abbiamo realizzato, era un elemento di novità assoluto”.
Il rapporto con la committenza
Dopo l'acquisizione dello stadio di Bergamo da parte della società, si è presentata l’esigenza di un progetto più consistente, riguardante l’intero impianto.
Lo studio De8 si è occupato di tre fasi dei lavori: quella riguardante la curva nord, quella per la tribuna est e quella prevista sulla curva sud, destinata a completare l'intervento. Nella riprogettazione di uno stadio destinato a eventi calcistici di livello internazionale è necessario affrontare esigenze tecniche, normative e funzionali, ma anche simboliche ed emozionali. Che tipo di rapporto si è creato con la committenza e quali sono state le richieste principali?
Piantelli: "Il presidente dell'Atalanta, Antonio Percassi, ci ha chiesto di ottenere uno stadio con un'ottima visuale, e noi abbiamo spinto al massimo su questo aspetto".
L’architetto si riferisce nello specifico al C-value, ovvero il valore corrispondente alla distanza verticale fra l’occhio dello spettatore e la linea di visuale dello spettatore seduto nella fila antecedente: “Solitamente il C-value si calcola considerando uno scarto di almeno 10 cm tra la linea di visuale di chi sta dietro e la testa dello spettatore seduto davanti. Noi abbiamo scelto di portarlo ovunque al di sopra dei 12 cm, sfruttando sino in fondo le possibilità offerte dalla normativa e ottenendo un risultato eccellente sul piano dell'esperienza visuale dello spettatore”.
“Un'altra indicazione che avevamo ricevuto dal presidente Percassi era quella legata all'acustica: dovevamo progettare uno stadio che fosse il più possibile coinvolgente anche sul piano sonoro, e la nuova tribuna nord in questo senso è un esempio perfetto del risultato a cui puntavamo, perché ha un effetto da cassa armonica che mette i tifosi decisamente a proprio agio".
Nel lavoro progettuale su questa parte del nuovo stadio, i progettisti di De8 hanno affrontato un'ulteriore questione: quella legata al numero di vomitori, cioè gli accessi alle tribune.
Piantelli: “Solitamente, in impianti sportivi di questo tipo se ne trovano almeno due a livelli diversi, ma noi abbiamo scelto di prevederne uno solo, sia per non interrompere la continuità delle gradinate, sia perché averne due avrebbe significato inevitabilmente collocare il più basso al livello del campo, o comunque a una quota superiore di 1,20 m. Questo sarebbe risultato di ostacolo al pathos che invece volevamo ottenere arrivando con le gradinate fino a terra, facendo sentire i tifosi vicini ai giocatori e viceversa: come tradizionalmente succede, ad esempio, negli stadi inglesi".
Modelli di metodo e legame col territorio
"Ci sono esempi di stadi europei che considerate in qualche modo accostabili al caso di Bergamo e che vi hanno ispirato sul piano stilistico?"
Mauro Piantelli: "Sul piano stilistico non direi, anche perché il contesto e le esigenze poste dal progetto del Gewiss Stadium erano troppo differenti rispetto ad altri casi. Piuttosto, parlerei di influenza a livello di metodo: abbiamo avuto, infatti, l'idea di coinvolgere nel progetto dello stadio di Bergamo le realtà forti del mondo d'impresa bergamasco dopo la visita allo stadio di Lione.
Eravamo stati invitati qualche anno fa a vederlo, prima di iniziare il lavoro sul nostro progetto. Si trattava di un progetto faraonico, di un'altra scala e di un'altra dimensione, ma l'aspetto che ci aveva interessato era lo sforzo per coinvolgere le migliori aziende del territorio tutte insieme, per farlo diventare un'espressione della cultura economica, ma anche costruttiva, locale, con l'obiettivo, condiviso tra pubblico e privato, di attirare investimenti a Lione”.
“La nostra idea” prosegue Piantelli “è stata quella di fare lo stesso con le aziende di Bergamo e provincia, cogliendo l'occasione del progetto del Gewiss Stadium per rimarcare che non si trattava di un intervento calato dall'alto, una sorta di copia-incolla di altre esperienze già portate a compimento altrove, ma di una realizzazione fortemente legata al proprio territorio e al know-how di livello internazionale espresso dalle sue imprese. Pur non mancando le eccellenze internazionali, l'ostacolo principale era nel fatto che le imprese bergamasche sono forse più abituate all'iniziativa individuale e meno a fare filiera.
Abbiamo proposto, ad esempio, di avviare la collaborazione con Tenaris per tutta la parte dell'acciaio, quindi relativamente alle strutture della scocca e della copertura, e con lattonieri e prefabbricatori con base a Bergamo per i rispettivi ambiti. Lo stesso vale per l’ex Italcementi, ora Heidelberg Materials Italia, per il conglomerato cementizio”.
Un discorso, questo, in cui non poteva mancare naturalmente Gewiss, azienda che oltre a dare il naming allo stadio ha partecipato attivamente sullo studio di apparecchiature illuminotecniche all'epoca non ancora esistenti.
Piantelli: “Ad esempio, trattandosi di uno stadio in ambito urbano, si è lavorato molto per evitare l'abbagliamento, e la scelta conseguente è stata quella di abbandonare le torri faro, optando invece per una linea continua a 24 metri, con una capacità illuminotecnica elevatissima rispetto alle soluzioni che si trovano normalmente.
Noi ci siamo interfacciati con Gewiss, che si è avvalsa di consulenti: professionisti che avevano già collaborato con l'UEFA per la messa a punto della normativa di settore. Si è formato così un gruppo di lavoro numericamente molto circoscritto per evitare dispersioni, ma di grande efficacia”.
Questo, ricorda il progettista, è dunque il risultato dell'idea di partnership a chilometro zero nata dalla visita all'impianto di Lione, che tuttavia non ha niente a che fare con le scelte architettoniche relative allo stadio in sé: “Sul piano architettonico” sottolinea “non ci siamo riferiti o ispirati ad altri progetti. Anche gli accostamenti, cui una parte della stampa ha iniziato a fare ricorso, col "muro giallo" dello stadio di Dortmund, ipotizzando che le nuove tribune nord e sud dello stadio di Bergamo ne rappresentassero una sorta di replica, sono del tutto infondati".
"Semplicemente, noi dovevamo realizzare uno stadio da 24.000 posti malgrado la presenza del vincolo monumentale su due tribune storiche. Calcolando il C-value di queste ultime, se ne otteneva automaticamente la capienza, che sottratta al totale ci dava il numero obbligatorio di posti da ricavare nella vecchia curva sud e nella vecchia curva ovest, che adesso abbiamo ridisegnato per raggiungere appunto i 24.000 richiesti".
Il C-value, insomma, influisce inevitabilmente sulla pendenza e sulla conformazione di una tribuna, e se qualcuno ritrova delle analogie con altri impianti, queste sono da attribuire a considerazioni di ordine funzionale e non a una scelta poetica del progettista, né tanto meno a una sua volontà di citare altre strutture celebri, che siamo abituati a vedere come teatro di importanti sfide europee.
Progettare per la Champions League
A proposito di UEFA e di competizioni internazionali, in che modo ha influito sulle scelte progettuali il fatto che la squadra sia diventata un club che gioca ormai stabilmente nelle coppe europee e in particolare in Champions League (con tutto quello che ne consegue sul piano normativo)?
Mauro Piantelli: "Va fatta una premessa: alcuni anni fa, quando ci è stato affidato questo progetto, l'Atalanta a livello sportivo non era ancora la realtà di livello internazionale che è oggi. La vera linea di confine è il passaggio da Europa League a Champions League. C'è una normativa di settore codificata, che rende piuttosto facile circoscrivere il quadro normativo in cui deve rientrare il progetto. Ma, oltre a questa, va considerata l'esigenza di prevedere spazi funzionali che non sono codificati, e che variano in modo drastico a seconda che l'impianto debba ospitare gare di una competizione europea o dell’altra".
Nella stagione 2019-2020, fino al lockdown imposto dalla pandemia, la squadra ha dovuto giocare infatti le gare interne di Champions League a Milano: “La tribuna sud, oggetto dell'ultima fase dei lavori prevista, ai tempi dell'esordio in Champions League non era dotata di seggiolini” spiega Piantelli.
“Per quella successiva abbiamo trovato una soluzione provvisoria, grazie a cui la squadra ha potuto giocare nel suo stadio. Era necessario raggiungere almeno la soglia di 20.000 posti a sedere, e inizialmente, col cantiere in corso, questo non era possibile. Ma, come dicevo, tutto questo rientra nella parte codificata da una normativa. La sfida diventa più complessa quando si entra nell'ambito degli spazi funzionali: le aree di hospitality vengono decuplicate quando si passa dall'Europa League alla Champions League, perché ci sono impegni contrattuali del tutto diversi con gli sponsor dell'UEFA e della manifestazione in termini di posti riservati, biglietti ecc".
"Sempre per questa ragione eravamo già intervenuti nel 2020 sulla tribuna est, realizzando i già citati Sky box: per la partecipazione alla Champions erano stati richiesti infatti dei "posti nobili" che avevano saturato completamente la tribuna ovest, sottraendoli di fatto agli abbonati. Il numero di giornalisti e accreditati UEFA è molto superiore alla realtà dell'Europa League. Ma questo vale anche per gli spazi di ristorazione e accoglienza".
Viabilità e impatto sul centro urbano
Un altro nodo da affrontare era quello viabilistico, vista la collocazione dello stadio in pieno centro abitato.
Piantelli: "Forse il nodo principale, trattandosi appunto di uno stadio situato in area urbana. Con molta lungimiranza, devo dire, il Comune e il club hanno già da diversi anni stretto un accordo che consente ai tifosi di viaggiare gratuitamente sui mezzi pubblici, trasformando al contempo l'area in isola pedonale nei giorni delle partite".
"Questa formula del biglietto integrato, per cui l'Atalanta paga un canone all'azienda dei trasporti locale, consente dunque di limitare per quanto possibile il flusso di traffico automobilistico quando lo stadio viene utilizzato. Nel nostro progetto, noi abbiamo dovuto prevedere l'arrivo del pullman degli ospiti sotto la curva sud".
L'efficienza energetica e la sostenibilità sono aspetti imprescindibili anche e soprattutto per un impianto sportivo con questo impatto sul centro urbano: “In questo ambito” racconta l’architetto “ci siamo avvalsi della consulenza dello studio fiorentino ESA, allo scopo di abbattere i consumi. Bergamo dispone già di una rete di teleriscaldamento, cui ci siamo appoggiati per la produzione di tutta l'acqua calda sanitaria. Per la parte illuminotecnica, con le soluzioni di Gewiss siamo riusciti a ottenere consumi infinitamente inferiori rispetto a quelli delle torri faro: parliamo di ordini di grandezza che non sono nemmeno paragonabili. Sono previste anche delle celle fotovoltaiche nella tribuna sud, mentre nella parte preesistente non è stato possibile installarle per via del vincolo monumentale".
Il fatto che il nuovo progetto necessitasse dell'approvazione da parte della Soprintendenza non ha tuttavia impedito allo studio De8 di seguire come d'abitudine una terza via rispetto alle due alternative tradizionalmente considerate al cospetto di preesistenze storiche.
Piantelli: "Di solito si sceglie di condurre un'azione mimetica, portata a integrare l'esistente imitandolo, oppure, all'inverso, di dare un deciso segno di discontinuità. Noi crediamo invece nell'upgrading, in cui il progettista si assume la paternità autoriale anche di ciò che trova: l'azione conservativa più efficace è il riuso".
"Se tratto la preesistenza soltanto come monumento, la escludo dalle dinamiche urbane, mentre se la coinvolgo in una trasformazione riesco a trovare una continuità tra la città e il nuovo intervento, che rappresenta un valore aggiunto. La storia urbana italiana è anche una storia di riuso del patrimonio edilizio".
RIPRODUCI IL VIDEO - Preparazione della posa pilastri per la curva sud