- INFO POINT
- Di Matteo Ferrario
- Dove: San Pellegrino Terme
- Stato: Progetto
Paesaggio e brand identity come elementi architettonici
Edilizia IndustrialeQuando uno studio di architettura internazionale si trova a operare in Italia su un progetto di grande scala, a volte il rischio è che possa limitarsi a riprodurre format architettonici già sperimentati in altre parti del mondo, apponendo una firma stilistica prestigiosa ma senza particolare relazione col contesto.
Nel suo progetto per la nuova San Pellegrino Flagship Factory – il primo in terra italiana, anche se seguito a breve dal Citywave attualmente in costruzione a Milano - Bjarke Ingels Group ha scelto la strada opposta, ovvero quella del radicamento nelle origini rappresentate dalle Terme locali, dalla tradizione secolare di artigianato e più in generale dallo stile di vita italiano.
Ne abbiamo parlato con il direttore artistico del progetto per BIG, l’architetto Giulio Rigoni.
Un hub dedicato all’acqua
Il progetto di BIG rifiuta in modo programmatico la sovrapposizione di temi estranei alla cultura locale e all’identità del brand San Pellegrino, proponendosi piuttosto di reinterpretare e potenziare elementi già presenti nel contesto: sia quelli naturali costituiti da valle, montagne e fiume, sia quelli più riconoscibili della tradizione architettonica e del disegno urbano italiano, come portico, viale, piazza e arcata.
Un’altra intenzione dichiarata dai progettisti – e perseguita attraverso un ambiente architettonico polivalente, in grado appunto di unire produzione, consumo e tempo libero – è quella di ottenere uno spazio assimilabile a quelli delle grandi cantine vinicole internazionali: una sorta di hub dedicato all'acqua, parzialmente aperto al pubblico.
"Il concetto di partenza si basa sulla ricerca della identità del brand San Pellegrino” spiega Rigoni .
“Chiunque prenda in mano una bottiglia di acqua San Pellegrino si rende conto che è portatrice di un bagaglio culturale e simbolico molto riconoscibile, che trasferisce sulle tavole dei locali e ristoranti di eccellenza in tutto il mondo".
"La prima idea, rimasta poi una sorta di cardine del progetto, è stata quella di capire quale fosse l'origine di questa identità, che ha a che fare appunto con la Valle Brembana, luogo caratterizzato da una ricchissima tradizione artigianale e industriale, ma anche da un grande patrimonio storico-architettonico e naturalistico.
"Basti pensare all'architettura liberty della città e delle zone limitrofe, al Grand Hotel e al casinò”.
Da una lobby di ingresso si può accedere sia agli spazi produttivi che a quelli museali-esperienziali dello Sparkling Hub – il cui allestimento interno non rientra nel programma affidato a BIG, ma verrà realizzato sotto il suo coordinamento.
Il livello 1 del museo sarà collegato con la palazzina uffici già esistente, a propria volta riconfigurata e ristrutturata dallo studio danese. Il layout del nuovo complesso comprenderà anche due spazi destinati alla produzione e allo stoccaggio merci.
Il concetto architettonico dell’edificio
Ripetizione e variazione: sono questi i due punti cardine, solo apparentemente in contraddizione l’uno con l’altro, nella riflessione progettuale di BIG sul tema di San Pellegrino. La soluzione dell’arco è stata giudicata la più efficace, flessibile ed elegante dal punto di vista strutturale – oltre che appartenente sia alla tradizione classicista che a quella razionalista italiana, dunque universale sul piano del linguaggio - per ricavare grandi spazi destinazioni a funzioni produttive, eventi e mostre.
Rigoni : “Non si è semplicemente ripreso il portico bolognese o padovano impiegandolo come si faceva nel Medioevo, ma si è cercato di utilizzare questo elemento in un modo che permettesse di garantire anche la corrispondenza funzionale della proposta progettuale con le esigenze del cliente. Variando proporzioni, luci e dimensioni degli archi, si creano di volta in volta effetti spaziali completamente diversi fra loro”.
Oltre che l’elemento architettonico, viene così richiamato quello della cavità naturale attraverso cui l’acqua minerale compie il suo tragitto.
Ma le valenze simboliche sono accompagnate da un'implicazione molto importante per il progetto, ovvero quella di ottenere una ripetitività nelle luci degli impalcati che rappresenta un vantaggio a livello strutturale, generando al contempo spazi multifunzione senza alcun limite.
Spiega Rigoni : “Uno degli aspetti principali che San Pellegrino S.p.A. ha premiato della proposta di BIG è la sua enorme flessibilità. Si può ricavare qualsiasi tipo di spazio, tanto che l'arco utilizzato nella factory, concettualmente, è lo stesso del ponte [qui il nostro articolo]: sostanzialmente si tratta della stessa tecnologia".
Proprio la parte di lavori dedicati al ponte di accesso sul Brembo e al parcheggio multipiano, iniziata nel 2020 dal RTP composto da Costruzioni Generali Gilardi e Itinera, è stata la prima a essere completata, e costituisce già un esempio attendibile delle scelte costruttive ed espressive compiute da BIG per questo progetto.
La progettazione strutturale della San Pellegrino Flagship Factory è stata affidata a SBP (Schlaich Bergermann Partner) di Stoccarda, società specializzata in ponti e stadi, insieme a CREW (Cremonesi Workshop) di Brescia. Progettazione Esecutiva e Direzione Lavori sono invece a cura della studio milanese Atelier Verticale Architetti, presente al fianco di BIG anche nel suo secondo progetto italiano: quello già citato del Citywave, in cui si occupa della direzione artistica.
Gli archi
Rigoni precisa che la maggior parte degli archi presenti nell’edificio non lavorano come tali dal punto di vista strutturale: sono basati sulla curva di Beziér, ovvero un tipo particolare di curva parametrica che utilizza due vertici e una serie di punti di controllo che contribuiscono a determinarne la forma, modificando gli angoli di tangenza.
"Alcuni degli archi di questo progetto - quelli più vicini alla forma dell’arco rinascimentale - lavorano a compressione, dunque come veri archi” spiega l'architetto. “Ma tutti i restanti lavorano come una trave, quindi sia a compressione che a trazione”.
Più gli archi sono ribassati e lontani da quelli tradizionali, maggiore è la componente di trazione: emblematico in questo senso è il caso del ponte.
Il termine di paragone più celebre che viene alla mente è quello della sede Mondadori di Segrate, in cui è culminata la ricerca progettuale condotta sul tema dal maestro brasiliano Oscar Niemeyer: "Un progetto che conosco bene e un capolavoro assoluto" commenta Rigoni .
Se, tuttavia, il risultato finale può presentare delle analogie sul piano espressivo e formale per la variazione notevole di passo tra le varie arcate - aspetto comune ai due progetti - la costruzione geometrica è differente: quelli di Niemeyer erano archi parabolici senza variazioni di altezza fra i piani di imposta.
La tradizione bergamasca nel campo del calcestruzzo è stata uno dei fattori che hanno determinato la scelta della tecnologia costruttiva per il progetto di San Pellegrino: “Si è tenuto conto del know-how degli artigiani locali” commenta Rigoni. “Anche per la fornitura del materiale ci si è affidati a un cementificio del territorio, ovvero Carminati”.
La soluzione individuata per la finitura degli archi in calcestruzzo è il frutto di un percorso complesso.
Rigoni : "Inizialmente si era pensato a una tecnologia piuttosto complessa, che prevedeva l'utilizzo di inerti legati alle rocce sulle quali scorre l'acqua, tra cui dolomia e calcare, per stratificare il calcestruzzo. La committenza ha poi preferito semplificare l’espressione del materiale, adottandone una più tradizionale”.
Il colore del calcestruzzo faccia a vista è un argomento che BIG ha affrontato anche con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, perché il progetto era vincolato a livello cromatico.
Alla fine si è optato per una semplice colorazione grigia, ma con trattamento faccia a vista di alta qualità, ottenuto utilizzando casseri Doka in multistrato fenolico di grandi dimensioni, in modo da ridurre il più possibile i giunti tra i pannelli e ottenere una scansione dal passo molto ampio.
Il concetto energetico
“Nei progetti di BIG il concetto architettonico è sempre quello che guida le scelte, ma ovviamente deve combinarsi con quello energetico.” Rigoni , che di sostenibilità in architettura si è occupato anche a livello didattico, cita il dipartimento interno dedicato dallo studio a questo tema, Big Ideas, che ha dato le linee guida anche per il progetto di San Pellegrino nella sua fase embrionale, prima che venisse affidata la consulenza energetica ad Arup Milano.
Nella collaborazione, BIG e Arup hanno inseguito un delicato equilibrio tra l’uso di ampie superfici vetrate e le esigenze di sostenibilità indicate dalla committenza per i suoi spazi di lavoro – oltre che, naturalmente, dalla normativa.
“In particolare le superfici trasparenti in copertura possono contribuire in misura consistente al surriscaldamento degli ambienti interni, e dunque necessitano sempre di essere compensate con altre scelte, come l’uso di tende solari o la presenza di più superfici opache altrove” ricorda Rigoni . “Per non sacrificare il design intent del progetto, che è incentrato sull’elemento degli archi e si propone di farne cogliere la scansione da qualsiasi punto esterno o interno all’edificio, abbiamo ridotto al minimo la quantità di lucernari, prevedendo soprattutto vetrate verticali”.
L’unica fonte di illuminazione zenitale sarà il “taglio” di luce nella parte centrale, una vera e propria soluzione di continuità tra le sequenze di archi, considerata importante dai progettisti per mantenere una relazione con l’ambiente esterno, anche nelle ore notturne.
Oltre che dalla stratigrafia e dal coating dei vetri ad alte prestazioni impiegati per l’involucro - che varieranno a seconda degli affacci, diventando ad esempio più scuri e riflettenti a est e ovest - la sostenibilità è garantita dalla forma stessa del manufatto e dalla sua esposizione, che concentra a nord una parte consistente delle superfici vetrate, sfruttandone al massimo la trasparenza per ottenere un’abbondante illuminazione naturale senza surriscaldare gli ambienti.
“Lo scopo è quello di ridurre il più possibile le necessità di impiego dei sistemi meccanici, ottimizzando la componente architettonica in modo che sia d’aiuto a quella impiantistica”.
Ma, più in generale, quello della trasparenza è un aspetto fondamentale del concept di questo progetto, che si propone di portare luce naturale e qualità in tutti gli spazi interni della nuova Flasgship Factory, compresi quelli produttivi in cui i lavoratori passano le loro giornate.
PROGETTO: FIGURE INTERNE E CONSULENTI
Bjarke Ingels & Thomas Christoffersen
PROJECT LEADER:
Jelena Vucic
PROJECT ARCHITECT:
Giulio Rigoni
PROJECT MANAGER:
Vincenzo Polsinelli & Simon Scheller