- INFO POINT
- Di Matteo Ferrario
- Cosa: Stabilimento produttivo calce Ceraino
- Dove: Ceraino di Dolcè
- Stato: Edificio concluso
Lavoro, produzione e sostenibilità
Tasselli urbaniVogliamo iniziare l'articolo parafrasando un vecchio detto "una cava non fa economia (circolare)”: troppo spesso, infatti, abbiamo visto in Italia operazioni di maquillage fine a se stesse per dare una spolverata di verde a filiere produttive che restavano altamente inquinanti.
Così come troppo spesso abbiamo visto tra le Associazioni ambientaliste e il mondo produttivo la logica del muro contro muro che consentiva a tutti di appuntarsi medaglie da esporre con il proprio bacino di utenza “duro e puro”, senza in concreto ottenere risultati che fossero effettivamente utili all’ambiente e al territorio.
Con la nostra visita allo stabilimento Fassa Bortolo di Moncalvo e alla relativa cava (sotterranea) annessa, ma soprattutto con la nostra chiacchierata con Lorenzo Bernardi di Fassa Bortolo e con Edoardo Zanchini, vice presidente nazionale di Legambiente, abbiamo finalmente l’impressione che queste due dinamiche siano cambiate (e in meglio).
Abbiamo trovato un’azienda che punta sull’economia circolare e sull’abbattimento della propria impronta ambientale come fattore strategico e un'Associazione ambientalista che sceglie la leva del dialogo fattivo per portare effettivi benefici ai territori, soprattutto dal punto di vista delle cave dismesse, vero e proprio punto dolente del sistema estrattivo italiano. Un percorso da studiare per entrambi i bacini di riferimento (industriali e altre Associazioni) in grado di dare risultati concreti e tangibili su tre temi che ci stanno a cuore: Ambiente, Lavoro e Sicurezza. Vediamo cosa ci hanno raccontato i due protagonisti.
Una filiera sostenibile
Dopo lo stabilimento di Moncalvo abbiamo visitato il quartier generale di Fassa Bortolo a Spresiano per parlare con Lorenzo Bernardi, Responsabile Ambiente e Sicurezza, di economia circolare e sostenibilità: il punto di partenza è il Rapporto Cave 2021 di Legambiente che, tra gli esempi virtuosi, cita la Cava Gessi di Moncalvo, rinaturalizzata da Fassa Bortolo, ma l’intervista si allarga subito all’intera filosofia produttiva dell’azienda di Spresiano.
Promised Lands: La Cava di Moncalvo è un’eccezione, per quanto virtuosa, all’interno della strategia produttiva di Fassa Bortolo?
Bernardi : “Al contrario, posso dire che è la regola, una regola che, con sempre maggiore intensità, portiamo avanti con determinazione ormai da decenni”.
Continua Bernardi : “Fondamentale per noi è il rapporto tra azienda e collettività. In quest’ottica la partnership con Legambiente e anche con Symbola nasce da una radice profonda, dalla concezione comune che la natura è per noi una compagna di viaggio che ci accompagna continuamente nella nostra quotidianità e che alimenta la voglia di fare e di progredire, rispettando sempre quei valori che ci contraddistinguono: il rispetto e l’attenzione ambientale".
"La nostra fonte di sviluppo è da sempre l’ambiente con cui abbiamo un legame molto profondo e che da sempre salvaguardiamo cercando di coniugare le legittime esigenze della collettività e della normativa con le aspirazioni di ogni azienda ad accrescere la propria competitività".
"Per questo siamo impegnati in una serie di attività finalizzate al conseguimento di impianti adeguati alla migliore tecnologia disponibile ed a prevenire e ridurre, entro i più ristretti limiti consentiti, ogni possibile fonte di inquinamentoderivante dall'attività produttiva.
Ritengo che la parola chiave sia ‘filiera’, non agiamo solo su un aspetto della nostra attività industriale, ma sull’intero suo sviluppo”.
"Il nostro brand è oggigiorno legato soprattutto a quei canoni di qualità che sempre più il mondo edile richiede.
Quando parliamo di qualità intendiamo il miglioramento dei nostri processi, il rispetto e la tutela dell’ambiente dalla cava fino alla consegna del prodotto finito, l’ottimizzazione del trasporto, senza escludere l’attenzione agli stabilimenti di produzione”.
Promised Lands:Le novità in tal senso sono talmente tante che spesso non vengono neppure raccontate.
Bernardi:“E' il nostro modo di fare, è nel DNA della nostra azienda che preferisce fare prima le cose e, poi, se c'è tempo, raccontarle".
"Mi rendo conto che facciamo parte di un settore storicamente considerato impattante e “polveroso”, ma essenziale quando si vuole ristrutturare casa, costruire un edificio, una sede di un’industria o, infine, una scuola o un ospedale. Per questo è nostro dovere raccontare come le cose siano cambiate, come sia possibile pensare oggi ad un’edilizia circolare puntando sul recupero e sul riciclo. Mi rendo conto che è una trasformazione tutt’altro che semplice, perchè presuppone cambiare l’intera organizzazione delle diverse fasi di appalto, progettazione e cantiere. Ma oggi abbiamo la possibilità di farlo!”.
Promised Lands : Per un’azione concreta sui territori, la concertazione non è più un’opzione…
Bernardi:“Certamente, ogni volta che mettiamo a punto un programma di sviluppo (sia esso uno stabilimento o una cava), innanzitutto consideriamo la realtà locale in cui tale intervento deve inserirsi, le specifiche realtà ambientali e territoriali, quali sono i rapporti con i soggetti locali, non solo col Comune, ma anche con la cittadinanza, con gli Enti che poi ci autorizzano, quindi, salendo di scala, con la Provincia fino alla Regione”.
Sottolinea Bernardi: “Spesso da Regione a Regione, soprattutto in ambito ambientale, cambiano le regole, ma noi siamo convinti che la strada maestra per ottenere i migliori risultati sia quella di istituire un dialogo con le istituzioni e i cittadini fin da subito".
"Affrontando l’aspetto più complicato, quello dell’apertura di nuovi siti estrattivi, prima di tutto individuiamo l'area geografica dove abbiamo un interesse, poi studiamo il Piano regionale cave che indentifica le aree dove vi è la possibilità di scavare".
"Dall’integrazione fra lo strumento normativo e le nostre esigenze, emergono i siti in cui è effettivamente possibile effettuare un investimento. Il Rapporto Cave di Legambiente fotografa una situazione di cave abbandonate importante; per questo la nostra ricerca dà priorità alla possibilità di recuperare queste tipologie di siti estrattivi”.
Continua Bernardi : “Un esempio può chiarire meglio il nostro modo di procedere: per la nascita di un nuovo stabilimento produttivo in Sicilia, è stato individuato, dall’analisi del piano cave della Regione Sicilia, un sito estrattivo abbandonato da 40 anni, aperto per la realizzazione dell’Autostrada Palermo - Catania; attualmente il sito è in stato di forte degrado, con coperture in eternit, capannoni abusivi e discariche a cielo aperto. Area che senza il nostro intervento probabilmente rimarrebbe in queste condizioni per chissà quanti anni.
Il nostro intento è quello di replicare anche in Sicilia, il modello di binomio cava e stabilimento che abbiamo realizzato con successo nei nostri impianti già attivi in Lombardia (che ha la normativa più stringente in ambito di emissioni in atmosfera) e Veneto".
"Si tratta di un modello estremamente virtuoso che supera, in meglio, le normative ambientali più rigorose vigenti in Italia”. “A coltivazione terminata, tra 20 o 30 anni, la ferita della cava sarà completamente sanata, come, appunto, abbiamo dimostrato a Moncalvo”. “Non è una filosofia che applichiamo solo in Italia: anche nel nostro stabilimento recentemente messo in funzione in Brasile, abbiamo applicato gli stessi limiti ambientali che abbiamo in Europa. Inoltre i nostri impianti produttivi sono costruiti per avere il minor impatto visivo possibile sui territori in cui insistono, un risultato raggiunto utilizzando cromie ben specifiche e piantando essenze arboree schermanti. Continuiamo a investire per ridurre ai minimi l’impatto acustico delle nostre lavorazioni, non solo all’esterno del nostro stabilimento, ma anche all’interno a tutela dei nostri dipendenti. Dove possibile, infine, recuperiamo le acque necessarie al ciclo produttivo”.
“Investiamo continuamente in nuove tecnologie: qualche anno fa, in provincia di Verona, abbiamo rilevato uno stabilimento obsoleto, eseguendo un revamping davvero innovativo, dove anche i colori utilizzati sulle strutture sono stati messi a punto con la Soprintendenza".
"Un impianto autorizzato ad utilizzare il carbone di petrolio e che noi abbiamo voluto sostituire con polverino di legno. Un sito dove l’adeguamento per il rispetto degli standard ambientali ha comportato il maggior onere economico dell’intero ammodernamento. Anche da questo impianto è nato il nostro rapporto con Legambiente, un rapporto fattivo, basato su una collaborazione concreta e reale che sta dando frutti importanti”.
Promised Lands: Quali prospettive per il futuro?
Bernardi : “Le prospettive per il futuro sono ottime, proprio perché l’idea di base, che arriva dal nostro presidente, è quella di fare le cose bene, fruendo al massimo dall’innovazione tecnologica disponibile, ovviamente seguendo le normative europee".
"Valori eterni che il nostro Presidente ed i suoi figli stanno trasferendo alle nuove generazioni, che avranno il compito e la responsabilità di perseguire questo stile di Impresa che ambisce ad essere, da sempre, il nostro obiettivo più grande”.
“Stiamo immaginando interventi che riducano la produzione di CO2 dei nostri stabilimenti, coinvolgendo una serie di partner industriali in grado di fornirci il know how necessario; inoltre, vogliamo aumentare la quota di materiali da riciclo per la nostra produzione e stiamo studiando interventi per la riduzione dei combustibili tradizionali ovvero per sfruttare le risorse rinnovabili per la produzione di energia da utilizzare nei nostri impianti”.
“Oggi, infatti, il 12% degli impianti in Europa sono alimentati con la segatura, quindi ci sono combustibili alternativi che possono essere utilizzati, proviamo a cercarne altri! La strada maestra è sempre quella della ricerca, nel rispetto del territorio e dell’ambiente che dobbiamo cercare di lasciare alle generazioni future il più intatto possibile.
Il punto di Legambiente
Bernardi ha citato il rapporto fattivo e concreto con Legambiente, volto a individuare nuove soluzioni da implementare nella filiera produttiva nell’ottica dell’economia circolare e della rivalorizzazione del territorio. Abbiamo quindi intervistato Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente, per conoscere la posizione dell’Associazione. Ecco quello che ci ha raccontato.
Promised Lands: Come si sta evolvendo il mercato dell'estrazione sotto la spinta della sensibilità ambientale?
Zanchini: “Sta migliorando, anche se troppo lentamente, il modo con cui si porta avanti l'attività estrattiva. Ci sono imprese come Fassa Bortolo che dimostrano che si può ridurre fortemente l'impatto ambientale e paesaggistico dell'attività".
"Di sicuro il quadro normativo in molte Regioni è oggi inadeguato e proprio queste esperienze dimostrano che può essere cambiato. Altro aspetto importante è coinvolgere le imprese che oggi gestiscono le cave nei processi di recupero e riciclo di inerti, un mercato in crescita e che aumenterà molto nei prossimi anni grazie alle direttive europee e ai criteri ambientali minimi”.
Promised Lands: Le differenze fra l'Italia e altri Paesi UE in merito all'economia circolare?
Zanchini: “Negli altri Paesi europei la capacità di recupero di materiali da demolizione e costruzione è molto più alta che da noi, con vantaggi anche in termini occupazionali, visto che gli studi dimostrano che il rapporto è di 4 lavoratori a 1 in uno scenario di economia circolare”.
“La ragione sta anche nella scelta di rivedere la fiscalità in questo campo; se si aumentano i canoni delle concessioni di cava e quelli di conferimento a discarica, automaticamente le imprese spostano gli investimenti in recupero e riciclo. E si aprono a prospettive di mercato maggiori. Dobbiamo farlo anche in Italia, senza la paura che qualcuno possa chiudere o delocalizzare, sono solo scuse che fermano l’innovazione”.
Promised Lands: La filosofia di azione di Legambiente in Italia nel settore estrattivo?
Zanchini: “Noi siamo convinti che il settore edilizio possa diventare un grande laboratorio dell'economia circolare, coinvolgendo le imprese in uno scenario nel quale si riduce la quantità di materiali estratti, grazie al recupero e riciclo da diverse filiere industriali, e si migliora la gestione delle attività".
"Per riuscirci, abbiamo bisogno di una Legge nazionale che definisca i riferimenti normativi da rispettare nelle attività, per le aree da escludere e per garantire il recupero progressivo delle aree e non alla fine dell'attività, quando spesso le aziende sono sparite e lasciano cave abbandonate”.
Conclude Zanchini: “Sta crescendo la domanda di edifici sostenibili, con materiali salubri e naturali, provenienti dal riciclo. Dobbiamo accompagnare e accelerare questa prospettiva con procedure più semplici e veloci per l'end of waste di rifiuti provenienti da edilizia, siderurgia, agricoltura e introducendo criteri ambientali minimi per l'edilizia e le infrastrutture che prevedano obblighi di utilizzo di materiali provenienti dal riciclo”.