- INFO POINT
- Di Matteo Ferrario
- Cosa: Corso Italia 13
- Dove: Milano
- Stato: Manutenzione e TCO
Lo spazio urbano modellato come un interno
Edilizia ResidenzialeUno degli edifici milanesi più iconici del secondo dopoguerra, il complesso per uffici e abitazioni di Luigi Moretti ai civici dal 13 al 17 di corso Italia, viene progettato e costruito tra il 1951 e il 1956.
Quando vengono tolte le impalcature non c’è niente di simile in tutta la città e si inizia a parlare del palazzo volante, anche se nel corso degli anni si userà piuttosto la definizione di nave per il grande blocco sfaccettato e rivestito in tessere di mosaico in marmo bianco con superficie a spacco, che come una prua si protende a sbalzo verso corso Italia, appoggiandosi al blocco più basso.
In una zona centrale di Milano, in cui da un nuovo progetto ci si sarebbe aspettati una ricerca di continuità e il semplice allineamento con gli edifici esistenti, cinque corpi diversi per altezze e caratteristiche si articolano intorno a una grande corte semi-pubblica. Lo spazio urbano viene modellato come se fosse un interno.
Con buona pace di chi ancora oggi si ostina a cercare corrispondenze fra la tensione etica di un artista e la qualità del suo lavoro, una delle architetture più innovative realizzate a Milano nel secondo dopoguerra, e senza dubbio tra quelle invecchiate meglio, è il frutto di un’operazione puramente speculativa condotta da uno dei più discussi - anche se non certo per ragioni professionali - fra i maestri moderni italiani.
Forze pubbliche e private per la ricostruzione di Milano
Uomo colto, dalla storia controversa, rimasto legato al periodo fascista e a un’idea autoritaria dello Stato, l'architetto romano Luigi Moretti decide di fermarsi a Milano nel dopoguerra e nel 1947 fonda Cofimprese – Compagnia Finanziaria delle Imprese di Costruzioni insieme al conte Adolfo Fossataro, allora amministratore delegato della Higher Life Standard National Company, conosciuto nel 1945 nel carcere di San Vittore dopo un fermo di polizia.
Pur non nascendo con una vocazione sociale, la compagnia finisce paradossalmente per svolgere un ruolo di primo piano nella Milano di fine anni Quaranta, la cui giunta di sinistra apre alle grandi società immobiliari, ritenendo necessario il ricorso a tutte le forze, comprese quelle private, per la ricostruzione.
Il frutto di questo rapporto di fiducia instaurato da Cofimprese col Comune, dovuto sia alla capacità di fornire un’organizzazione tecnica e i mezzi per la costruzione sia alla facilità nel reperire i finanziamenti, è costituito dai primi capolavori milanesi di Moretti: le case albergo di via Corridoni, via Bassini e via Lazzaretto, unici tre edifici realizzati di un programma che ne prevedeva inizialmente ventidue, destinate ad accogliere professionisti, artisti e impiegati che vivono soli.
Il complesso all’incrocio fra corso Italia e via Rugabella, di poco successivo, è invece un’iniziativa privata con cui Cofimprese punta al rendimento economico in un’area di alto valore commerciale, quasi interamente distrutta durante la guerra e interessata da un piano particolareggiato, che prevede corpi sviluppati in altezza e un mix di destinazioni d’uso.
La rottura tra Moretti e Fossataro porta alla chiusura di Cofimprese nel 1951, quando però è già stato completato l'edificio per abitazioni del complesso che, insieme alla proprietà dell'intera area, viene temporaneamente ceduto al Comune di Milano.
Da Michelangelo e Borromini alle forme del futuro
Con questo progetto, Luigi Moretti si propone l’obiettivo di raggiungere la massima flessibilità per andare incontro alle esigenze del mercato, ma al contempo prosegue la ricerca formale e spaziale intrapresa con le case albergo, profondamente influenzata da Michelangelo e Borromini
Il risultato è comunque un’architettura di grande modernità, perché in Moretti l’attenzione alla storia non si traduce in una riproposizione di forme antiche, ma nel recupero concettuale dei modelli.
L’opera barocca consiste per lui in una composizione spazio-temporale da percepire come una sequenza di episodi successivi, ciascuno dotato di una regola interna benché legato agli altri.
Tale è l’importanza di questo aspetto che in fase progettuale vengono preparate per il complesso di corso Italia delle vedute prospettiche, corrispondenti ad altrettante visualizzazioni possibili per il passante. La più celebre e rappresentativa della poetica morettiana resta quella all’imbocco di via Rugabella, da cui guardando verso l’alto si può cogliere in tutta la sua plasticità il grande volume bianco.
Le fenditure che lo attraversano, oltre a nascondere i servizi, hanno una funzione decorativa che per l’architetto equivale a quella svolta da cornici e modanature negli edifici antichi.
Un altro punto di vista significativo è quello che dall’accesso della strada attraversa tutto l’insediamento, consentendo una visione simultanea di tre facciate. L’effetto di profondità viene ottenuto anche in questo caso attraverso una tecnica del passato: la veduta per angolo teorizzata e impiegata nelle scenografie teatrali da Bibiena, che evita la mancanza di rilievo di una prospettiva centrale, attirando il visitatore con due fughe divergenti. Con il complesso di corso Italia, insieme alla vicenda di Cofimprese si conclude virtualmente la grande stagione milanese della carriera di Moretti, che all’inizio degli anni Sessanta raggiungerà una dimensione internazionale con la Stock Exchange Tower di Montreal e il complesso Watergate di Washington.
Le mille luci di Milano: un restyling filologico
In anni recenti una parte del complesso di corso Italia è stata interessata da un progetto di restyling, commissionato da Prelios Società di Gestione del Risparmio allo studio di architettura milanese Park Associati.
Realizzato tra il 2018 e il 2019, l'intervento punta sulla valorizzazione filologica di due dei corpi di fabbrica, situati al civico 13 di corso Italia: un processo partito dallo studio dei disegni originali, fondamentale per comprendere la genesi e l'evoluzione progettuale dell'opera, e improntato al rispetto del suo valore iconico.
La facciata su via Rugabella, interamente preservata, è stata oggetto di un intervento a livello di illuminazione, visibile soprattutto di sera e volto a evidenziare le linee marcapiano orizzontali.
Sempre dal recupero fedele dei primi disegni di Moretti nasce il lavoro di riqualificazione del blocco sottostante, riguardante in particolare i segni marcapiano orizzontali e le lamelle scatolari in alluminio microforato: queste ultime scandiscono le finestre del primo e del secondo piano e sono dotate a propria volta di illuminazione interna nelle ore serali.
Il progetto di Park Associati ha interessato infine anche gli spazi destinati a uffici, in cui si è lavorato su flessibilità e trasparenza, con interventi a livello impiantistico e illuminotecnico.