- INFO POINT
- Di Giulio Di Chiara
- Dove: Bova
- Stato: Cantiere
Spazi ristretti, patrimoni immensi
Restauro e RecuperoIn un'epoca in cui l'urbanizzazione galoppante e il consumo di suolo sono diventati temi critici per le nostre città, il settore edilizio sta subendo una trasformazione significativa. Tradizionalmente percepita come la disciplina di costruire nuove strutture, l'edilizia moderna sta rivolgendo oggi più che mai la sua attenzione verso un'attività molto più delicata e complessa: la riqualificazione e il recupero di edifici. Questa forma di intervento richiede non solo abilità tecniche avanzate, ma anche un profondo rispetto per il valore storico e artistico dei manufatti, i quali sono soggetti a rigidi vincoli e limitazioni imposti per la loro tutela.
Il passaggio dal costruire ex novo al recuperare l'esistente non è solo una necessità pratica, ma un imperativo dettato dalla sostenibilità. La preservazione del patrimonio edilizio esistente, soprattutto in borghi storici, rappresenta un cambio di paradigma indispensabile. La riqualificazione non solo permette di conservare l'identità storica e culturale dei luoghi, ma contribuisce anche a ridurre l'impatto ambientale associato al costruito.
A supporto di questa transizione, sono stati stanziati significativi fondi sia a livello nazionale che europeo. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dell'Italia sta prevedendo investimenti considerevoli per il recupero e la valorizzazione del patrimonio storico. Per dimensionare quanto espresso, nel 2021 il governo italiano ha destinato circa 1,4 miliardi di euro per la rigenerazione urbana e la riqualificazione dei borghi storici, con l'obiettivo di rilanciare aree in declino e preservare le radici culturali del paese.
Preservare e valorizzare
Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) ha contribuito con ulteriori risorse per la conservazione dei siti storici, promuovendo interventi sostenibili che rispettino l'architettura originale.
La sostenibilità in edilizia passa attraverso questo nuovo approccio, dove l'efficientamento dei materiali e delle tecniche costruttive deve avvenire senza snaturare la storicità e la peculiarità degli edifici. I dati mostrano che questa strategia non solo è possibile, ma anche estremamente vantaggiosa, portando benefici ambientali, culturali ed economici. Il recupero dei borghi storici non è solo una questione di conservazione, ma un'opportunità per innovare, rispettando il passato.
Il tema ci riguarda molto da vicino.
Il patrimonio immobiliare italiano d’altronde è in gran parte composto da edifici vecchi e con un alto consumo energetico. Quasi il 54% degli edifici residenziali è stato costruito prima del 1970 (Eurostat). Sebbene l'Italia non sia il paese europeo con gli edifici più vecchi in Europa, la maggior parte di essi risulta inefficiente dal punto di vista energetico. Ad ogni modo, in contesti a forte connotazione storica e artistica, la conservazione e la fruizione di spazi e luoghi simbolici dell’identità locale costituiscono condizioni indispensabili per realizzare una promozione del territorio attraverso ecoturismo, accoglienza diffusa e animazione culturale.
Per documentare più da vicino come l’attività edilizia può coesistere armoniosamente e in simbiosi con storia, patrimonio e innovazione, siamo giunti in Aspromonte, nel borgo storico di Bova, un piccolo centro nato su matrice di colonizzatori greci. Il sentimento che anima la riqualificazione di questo borgo d’alta quota (oltre 800 metri sul livello del mare) incarna la valorizzazione dei propri connotati storico-artistici.
In questo contesto la EMME 4 Sas dell’Ingegnere Salvo Messina si sta districando tra asperità e vicoli, per porre in essere un progetto di riqualificazione distribuito su più punti che prevede tra gli altri il rifacimento di pavimentazioni, elementi di decoro, il ripristino stilistico e funzionale di una chiesa e la definizione di antiche cubature nelle quali ci addentreremo insieme al fine di documentare l'eterogeneità degli interventi.
Rievocare (e rispettare) il passato
Osservare la vita di abitanti e operai che animano il borgo propone agli occhi del visitatore la configurazione di un presepe vivente, suggestivo e affascinante. L’intervento in questione non è puntuale, ma diffuso. Strutture ed edifici dislocati nel centro abitato non sono facilmente raggiungibili per pendenze accentuate e spazi ristretti. Si opera con mezzi di cantiere piccoli e agili.
Salvo Messina: "Partiamo dalla piazza del municipio: gli edifici hanno subito nel tempo un degrado tipico del cemento in graniglia del secolo scorso. Stiamo procedendo a ricostruire le parti più ammalorate, risagomando ad esempio i capitelli nel piano di accesso. Una volta terminati, realizzeremo quell'operazione che viene chiamata “scialbatura”, ovvero uniformeremo le superfici applicando un latte di calce che viene pigmentato con colori naturali".
A lavoro finito non sarà visibile una pennellata uniforme, bensì un gioco di cromie a richiamare quelle della tradizione.
Ci troviamo nel luogo simbolo dell’aggregazione, laddove il Comune realizza eventi e iniziative. Uno spazio di rappresentanza per eccellenza che dunque cura molto la sua immagine.
Salvo Messina: “La pavimentazione è stata rifatta mediante l’apposizione di sanpietrini in porfido. L’intervento continuerà nel livello sottostante con il rivestimento dei muri perimetrali in cui riproporremo la tecnica dell’opus incertum mediante l’utilizzo di pietra reggina, l’unica pietra locale disponibile".
FOCUS “Opus incertum”
Si tratta di una pratica edilizia romana che riguarda la costruzione dei muri mediante l'uso di opera cementizia. Questa tecnica, in uso soprattutto a Roma e nelle sue vicinanze dal II secolo a.C. alla metà del I secolo a.C., ma presente anche in seguito per edifici meno impegnativi e terrazzamenti, prevedeva l'impiego di pietre di diverse dimensioni disposte in modo che le facce si adattassero tra loro, creando un aspetto irregolare e casuale.Inizialmente, la pratica consisteva nella disposizione accurata dei detriti di pietra sulla superficie visibile del muro, in modo che apparisse il più possibile uniforme. Nel tempo, questa tecnica è evoluta, con una tendenza a livellare la superficie del muro, riducendo lo spessore della malta tra i conci e scegliendo pietre più regolari per ottenere una superficie più uniforme.
Quando i blocchi di pietra vengono lavorati in modo da poter essere posizionati più strettamente insieme, con ulteriori riduzioni dello spessore della malta, si parla di "opera quasi reticolata".
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Il tema dell'approvvigionamento della materia prima apre ad una prima riflessione sulla difficoltà di ripristinare strutture e colori di una volta. Se in passato non ci si soffermava oltremodo sulla provenienza della pietra da utilizzare, oggi la regolamentazione in materia impone procedure ben più restrittive, a partire dal rifornimento presso cave certificate. Nell’impossibilità di cavare oggi il materiale originario, lo sforzo delle maestranze è proporre dunque un effetto visivo finale all’altezza, utilizzando ciò che il territorio offre.
D’altro canto, laddove le volumetrie esistenti costituiscono manufatti da ripristinare in toto, l’occasione è utile per innovare, a partire dai materiali. E’ ciò che accadrà nel futuro museo diocesano, oggi vecchio rudere, di cui si stanno mantenendo soltanto le antiche murature. Al loro interno le maestranze di EMME 4 realizzerà un nuovo apparato strutturale, consolidato al vecchio tramite fibra di carbonio.
Salvo Messina: “In questo momento gli operai stanno rompendo la roccia e scaveranno altri 40 cm sotto l’attuale livello. Oggi siamo in grado di procedere nei lavori in modo abbastanza rapido e lineare, tuttavia abbiamo preso possesso del rudere in condizioni “limite”. Questo vuoto infatti era colmo di spazzatura, ferro, vetro, eternit, plastica e catrame".
"Per rendere l’idea delle quantità di rifiuti che abbiamo dovuto rimuovere, selezionare e poi smaltire, basti pensare che il minidumper qui in cantiere è stato caricato circa 25 volte in un giorno, con un carico massimo prossimo ai 700 chilogrammi".
Rispettare il contesto, adeguarsi al contesto.
Le dimensioni del mezzo, che non superano il metro di larghezza testimoniano quanto intervenire in una cubatura preesistente ponga limitazioni anche nella logistica e nell'operatività del cantiere.
Il rinvenimento dei rifiuti sull’area è soltanto uno degli imprevisti che nei progetti di restauro possono intralciare il flusso di lavoro. Imprevisti, ma fino a un certo punto, come sottolinea lo stesso ingegnere.
Salvo Messina: “Nei lavori di restauro e di recupero edilizio, un passaggio fondamentale nell’attività di ogni progettista dovrebbe essere quella di computare gli imprevisti, in una misura del 20-30%. Ci sono sempre in un cantiere e d’altra parte il progettista non può oggettivamente conoscere a priori lo stato dell’arte dei luoghi in cui si andrà a intervenire. Questa volumetria colma di rifiuti ne è un chiaro esempio. Preventivare delle economie in tal senso aiuterebbe a scongiurare quelle interruzioni nelle attività di cantiere che si rendono necessarie per far fronte a questa tipologia di “inconvenienti”."
Promised Lands: Anche la vivacità culturale del borgo può paradossalmente intralciare i lavori. Come?
Salvo Messina: “Ci siamo insediati qui lo scorso ottobre. Grazie alla sinergia con l’amministrazione, presente e proattiva rispetto alle operatività dei cantieri, siamo riusciti a garantire tempestività e regolarità negli interventi. Laddove per cause di forza maggiore ci è stato chiesto di interrompere momentaneamente le lavorazioni per consentire lo svolgimento di eventi e manifestazioni, ci siamo riorganizzati velocemente per recuperare il tempo perduto.
Riecheggia forte il concetto espresso secondo cui la riqualificazione architettonica si discosta dalla nuova costruzione anche in termini funzionali e di gestione delle risorse umane. Laddove nel primo caso possono verificarsi autentici blocchi operativi di giorni per variabili non previste, nel secondo la disponibilità totale delle aree facilita decisamente la pianificazione operativa di fasi, materiali e tempistica.
Forgiato da un nonno “salvato” dall’arte
Mentre continuiamo la nostra passeggiata, ammiriamo il panorama e osserviamo da altre prospettive vicoli e slarghi su cui cittadini e turisti potranno passeggiare al di sopra di un opus incertum di pietra reggina. A fianco del Santuario di San Leo ci ritagliamo qualche momento per approfondire l’identità della EMME 4. A partire dal nome.
Salvo Messina : “EMME è l’iniziale del mio cognome, “4” rappresenta la quarta generazione di famiglia che opera in questo settore. La mia è una micro azienda familiare che eredita la vocazione di mio papà e di mio nonno che facevano lo stesso mestiere. Abbiamo la sede a Pedara, alle pendici dell’Etna".
Ci piace per un attimo deviare dal focus tecnico per assaporare la romantica genesi professionale del nonno Salvatore, la cui storia affascinante ha evidentemente influenzato le successive generazioni e che ci svela le nobili radici di questa impresa.
Salvo Messina : “Mio nonno sfuggì alla morte in guerra grazie alla sua passione per l’arte e la pittura. Trattenuto alla base controvoglia dal suo comandante mentre gli altri partivano (e morivano) in missione verso Albania e Libia, fu incaricato di mettere a frutto le sue abilità restaurando una piccola cappella nella base aerea. Questo episodio, oltre a salvargli probabilmente la vita, gli consentì di comprendere che quelle sue abilità dovevano essere messe a frutto. Ben presto lavorò nelle sovrintendenze locali e fondò la prima azienda di restauro architettonico nel 1946".
Una storia così non poteva che lasciare il segno.
Salvo Messina: “Personalmente ho fatto una carriera universitaria, con un dottorato di ricerca in recupero architettonico ambientale. Intorno al 2014, complice gli strascichi della crisi e lo scoramento che essa generava in mio padre, mi sono rimesso in discussione, ricominciando da capo insieme a mia moglie Donatella, anche lei patita di restauro. Nel 2016 abbiamo fondato questa azienda, la nostra azienda, seguendo il richiamo sanguigno della storia”.
Mia moglie Donatella è un pilastro di EMME 4. Con lei divido e condivido l’intera esperienza lavorativa. A questa dimensione, l’impresa fonda la sua identità sulla profonda stima e fiducia che intercorre con i nostri collaboratori”.
Un’impresa familiare che possiamo definire “di tradizione”, capace di ereditare il sentimento delle precedenti esperienze e approcciare il mondo del lavoro con qualità e serietà professionale.
Un mestiere, quello del recupero architettonico, in cui non ci si può improvvisare e che, se realizzato con competenza e passione, genera proseliti al di fuori dei più moderni strumenti di comunicazione.
Salvo Messina: “Lavoriamo sia con il pubblico che con il privato. In quest’ultimo funziona ancora molto bene il passaparola, che ci consentirà ad esempio di lavorare nel recupero di vecchi palmenti a committenza straniera nel sud-est dell’Etna. Sebbene vi sia tanta concorrenza, il mercato del restauro non lo ritengo ancora saturo e dunque non mi preoccupo in tal senso".
Le preoccupazioni risiedono altrove, nel prossimo futuro, e nella difficoltà di reperire maestranze per questo settore probabilmente incapace di attrarre a sé nuovi seguaci.
Salvo Messina:“Ho sempre curato e coccolato gli operai e i loro figli. Adesso che le maestranze storiche andranno in pensione, il rischio è che non si riesca a tramandare questa preziosa conoscenza. I giovani oggi hanno altre ambizioni e non “rubano” il mestiere all'anziano, nel senso buono del termine. Questo genere di attività non ha lo stesso appeal delle più moderne discipline digitali, invece ci si dovrebbe riappropriare della bellezza di questo mestiere".
Cantieri remoti: le distanze si moltiplicano
Dopo questa parentesi storico-generazionale, lasciamo il santuario in cui ben presto sarà rifatta la pavimentazione e le ringhiere che perimetrano la passeggiata. Le asperità del paesaggio e le pendenze accentuate ci suggeriscono un quesito prettamente logistico: quanto incide l'approvvigionamento dei materiali nei tempi e nei costi del cantiere?
Salvo Messina: “Recuperare la pietra reggina per i lavori incide e parecchio. Non per la pietra in sé. Esistono solo due cave autorizzate. Molte altre sono state nel tempo chiuse, o per infiltrazioni mafiose o per altri motivi. Attualmente le due cave autorizzate da cui possiamo rifornirci si trovano a Lazzaro, circa 30 km di distanza. Il magazzino edile più vicino si trova a Palizzi, circa 22 chilometri. La discarica autorizzata per lo smaltimento dei rifiuti e lo smarino è a Reggio Calabria, dunque ancora più distante. Questo fattore, la distanza, impatta fortemente nella logistica e nell’economia del cantiere. Ogni carico di pietra dalle cave può richiedere una giornata intera tra approvvigionamento e trasporto".
Promised Lands: In termini propositivi, cosa auspica a tal proposito?
Salvo Messina: “Farei riferimento alla maggiorazione del prezziario nella misura del 20% per quei contesti “limite” come le piccole isole, che va ad assorbire i maggiori costi necessari a superare le evidenti difficoltà logistiche. Per certi borghi andrebbe attuato un ragionamento analogo. Non si può pensare di adottare il medesimo approccio per contesti totalmente diversi. Qui non stiamo lavorando in una metropoli o in una città, ma in un borgo medievale dove il magazzino più vicino dista chilometri e chilometri. Spesso spostiamo centinaia di chilogrammi di materiali, come le ringhiere, direttamente da Catania, noleggiando appositamente un camion con gru".
Sono difficoltà oggettive che vanno parametrizzate ed è il motivo per cui alcune gare vanno deserte. All’imprenditore in certi casi non conviene.
Manodopera: l’immigrazione come risorsa?
Sulla scia dello scollamento generazionale tra i giovani e l’edilizia, l’effetto più tangibile che si riverbera sul settore è una drastica penuria di risorse umane da impiegare nei cantieri.
Una problematica diffusa a trecentosessanta gradi in tutte le mansioni di campo e che non fa dormire sonni tranquilli agli addetti ai lavori. Un paradosso a tutti gli effetti se si pensa soprattutto a quei territori in cui la domanda di occupazione è maggiore che in altre regioni.
Nel primo trimestre del 2024, la disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto il 20,1%, con una riduzione rispetto ai mesi precedenti ( ISTAT ). Nonostante questa diminuzione, il tasso di disoccupazione giovanile rimane preoccupante, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno.
In particolare, proprio la Calabria è tra le regioni con i tassi più alti, superando spesso il 30%.
Salvo Messina: “Non si trova manodopera e questo è un tema di cui parlo tantissimo con il presidente Fresta di ANCE Catania ( leggi la nostra intervista ). In questo specifico cantiere potrei inserire tranquillamente altre 6 persone oltre quelle attuali. Non ho trovato manodopera specializzata per poter ad esempio continuare parallelamente nella pavimentazione di vicoli e piazze, neanche tra subappaltatori. Questo la dice lunga sulla mancanza di visione strategica in questo paese sull'assunzione di manovalanza operaia. Stanno sparendo figure come il muratore, il fabbro o l’ebanista, fondamentali per questa tipologia di progetto".
"Qui hanno lavorato due ragazzi indiani per un certo periodo di tempo e un bravissimo ragazzo nigeriano che ho conosciuto ai corsi di formazione promossi da ANCE Catania in collaborazione con la comunità di Sant'Egidio. Lui non vede l’ora di fare questo mestiere!"
Nel nostro paese il fenomeno dell’immigrazione è in larga parte interpretato e dunque discusso come una criticità da risolvere. E’ interessante, come in questo caso, estendere la riflessione su scenari di opportunità da cogliere.
Salvo Messina: “Dobbiamo riflettere seriamente sull'immigrazione. Secondo me, dovremmo portare qui le persone in aereo, invece di respingerle, perché rischiamo seriamente di trovarci in difficoltà nei prossimi 30 anni. Non parlo solo del calo demografico, ma anche dal punto di vista lavorativo. La formazione dei giovani oggi è orientata verso altre professioni, i ragazzi vogliono fare altro. Il lavoro di muratore, ad esempio, è duro e ha poco appeal per le nuove generazioni. È un lavoro che dà soddisfazioni, ma richiede sacrifici come lavorare all'aperto ed esposti agli agenti atmosferici".
"Io, pur non essendo vecchio, ho riscontrato un approccio diverso nella mia generazione: si accettava il lavoro, anche se duro, mentre oggi la prima domanda che mi viene posta è "quanto mi dai?", senza considerare cosa possono imparare o diventare con quel lavoro”.
L’esigenza di lavoratori qualificati spinge le imprese ad allargare enormemente il raggio di ricerca sul territorio, come lo stesso Ing. Messina ci conferma.
Salvo Messina : “Non riesco a trovare persone specializzate localmente. Ad esempio, due ragazzi che lavorano sul volume del futuro museo Diocesano sono di Bova, ma per i lavoratori qualificati devo andare fino a Catania, con tutti i costi di trasferta associati. Questo problema lo riscontro anche quando cerco subappaltatori specializzati fuori dal territorio di riferimento".
Grandi quanto basta
Ripercorrendo il percorso in senso opposto ritorniamo al punto di partenza della nostra passeggiata. Come nostra consuetudine ci piace congedarci dai nostri interlocutori rivolgendo lo sguardo al futuro. Controintuitivamente, e con molto piacere, apprendiamo come sempre più imprese non ambiscono necessariamente ad una crescita “numerica” costante, o quantomeno non solo.
I numeri sono importanti come lo sono i fatturati. Tuttavia in un settore di nicchia chiamato ad esprimere il massimo della competenza e della sensibilità al di sopra di manufatti e opere ad alto valore architettonico, storico e culturale, l’approccio dell’impresa fa la differenza nel mercato. Ci siamo chiesti quindi: qual è la ricetta per conciliare lo sviluppo di una piccola impresa con il costante mantenimento di alti standard professionali ed etici?
Salvo Messina: “Abbiamo considerato l'idea di espandere ulteriormente l'azienda, ma è necessario porre un limite alla crescita per motivi pratici. Sebbene ci siano molte opportunità, come il PNRR e il mercato locale, non possiamo accettare più commesse di quante possiamo gestirne senza compromettere la qualità del lavoro".
"Non siamo un "appaltificio". Non vogliamo prendere troppi incarichi solo per accumularli in attesa. Preferiamo dire no piuttosto che compromettere la nostra serietà. La delega e il subappalto non sono sempre una soluzione perché è difficile trovare persone con la giusta competenza che vogliano lavorare in subappalto. Tuttavia la nostra crescita dal 2016 è stata significativa, quintuplicando sia la manodopera che il fatturato".
Discuto costantemente con mia moglie di queste prospettive, anche a costo di portarci il lavoro a casa, ma crediamo che la serietà e la qualità siano la chiave per il nostro successo. Il nostro obiettivo è continuare a lavorare bene e comunicare la cultura del lavoro attraverso i nostri risultati.
Socrate diceva che “Il saggio non si espone al pericolo senza motivo, poiché sono poche le cose di cui gl'importi abbastanza; ma è disposto, nelle grandi prove, a dare perfino la vita, sapendo che a certe condizioni non vale la pena di vivere.”
Questo incontro con EMME 4 Sas ci ricorda che le ambizioni professionali non sempre si misurano esclusivamente con l'incremento del fatturato, ma piuttosto con il riconoscimento autentico e valoriale del proprio lavoro da parte degli altri.
In un mondo in cui il successo è ritmato da numeri e bilanci, la soddisfazione professionale può essere saziata dall'impatto che l’operato di un’impresa, nel nostro caso, ha sulla comunità e sulle persone con cui entra in contatto.
Investire nella qualità del lavoro e dei rapporti con i clienti genera rispetto duraturo e contribuisce ad una reputazione solida, e ne costituisce evidentemente il migliore biglietto da visita.