- INFO POINT
- Di Laura Marcellini
- Dove: Milano
- Progettista: One Works
Flussi infrastrutturali nella società contemporanea
ProtagonistiNel tessuto della nostra società contemporanea, la mobilità e i flussi sono diventati aspetti cruciali che plasmano le nostre vite e influenzano le dinamiche globali.
Concetti che vanno ben oltre il semplice movimento fisico delle persone da un luogo all'altro: abbracciano idee, capitali, culture.
Ci troviamo a vivere in un tempo di simultaneità, dove regna la giustapposizione, dove il vicino e il lontano convivono fianco a fianco e dove tutto è disperso.
È un momento in cui il mondo non viene percepito come un viaggio lineare che si svolge nel tempo, ma piuttosto come un reticolo di punti che si intersecano, che tesse in modo intricato il suo arazzo.
La considerazione dell’aspetto spaziale della nostra esistenza nel mondo è stata largamente trascurata; nonostante l’importanza che Heidegger attribuiva alla connessione tra spazio e luogo, questo argomento viene spesso liquidato con presupposti semplicistici o accolto con scetticismo.
Viene erroneamente associato a ideologie conservatrici o reazionarie, come se promuovesse intrinsecamente pratiche di esclusione e mentalità tribali.
Tuttavia, è fondamentale rivisitare la questione perché riveste un’enorme importanza, soprattutto per discipline come l’architettura. Spazio e tempo sono coordinate fondamentali delle nostre esperienze, della nostra esistenza e, di conseguenza, delle nostre azioni e pensieri.
Questo problema è diventato ancora più urgente nel mondo di oggi rispetto ai decenni precedenti: il sociologo Manuel Castells ha identificato la nostra era come lo “spazio dei flussi”, un concetto che sostituisce l'era precedente dello “spazio dei luoghi”.
Qualche settimana fa, come Promised Lands, abbiamo intervistato Leonardo Cavalli dello Studio One Works, che ci ha parlato del concetto di Tempo in Architettura (qui l'articolo).
Oggi, con il socio cofondatore dello Studio, Giulio De Carli, affrontiamo il tema dello Spazio in architettura e del mondo in movimento, proprio con colui che dei flussi ne è “ossessionato”.
Il nodo dei nodi
Esplorare i flussi e la mobilità è fondamentale per comprendere la complessità del mondo moderno. La globalizzazione ha amplificato la mobilità senza precedenti; le tecnologie avanzate hanno reso il mondo più interconnesso che mai, consentendo alle persone di muoversi più facilmente attraverso confini nazionali e culturali.
È fondamentale adottare approcci equilibrati che promuovano la mobilità sostenibile, la giustizia sociale e l'inclusione, mentre si affrontano le sfide legate alla globalizzazione.
Impossibile dunque non parlare dei nodi intermodali come gli aeroporti, che sono il core business di One Works che ha progettato importanti scali a livello nazionale e internazionale, come sottolinea appunto Giulio De Carli: “In effetti, il settore delle infrastrutture è la nostra area di competenza più forte, un DNA che abbiamo fin dalla fondazione di One Works”.
“Abbiamo intuito fin da subito, infatti, che l’espansione dei trasporti, l'aumento della capacità, l'enorme sviluppo del traffico aereo e la relativa impronta di questi fattori sui territori avrebbero potuto generare una crescita incontrollata in termini di impatto sulle città e sull’ambiente, per cui abbiamo deciso di dare il nostro contributo per sviluppare una progettazione organica in questo segmento operativo”.
Prosegue De Carli: “Abbiamo iniziato a chiederci se ci fosse l'opportunità di avere una grande infrastruttura integrata nella città o nella regione, con un controllo sia ingegneristico sia funzionale.
In aeroporto ci trovavamo a confrontarci con tecnici delle piste, tecnici dei terminal e tecnici delle strutture, ma la somma delle specializzazioni rischiava di creare un ‘moloch’ fuori controllo, per la cui gestione c’erano ampi margini di miglioramento, soprattutto in relazione al luogo in cui le strutture dovevano sorgere”.
“Ben presto, le nostre competenze si sono spostate dall'aeroporto alla metropolitana e da lì al settore delle infrastrutture di trasporto nel suo complesso. Abbiamo sempre voluto progettare nodi di trasporto (nelle stazioni ferroviarie, nelle metropolitane, nei terminal), proponendo un approccio radicalmente diverso rispetto alle ambizioni delle grandi multinazionali anglosassoni dell'ingegneria, la cui attenzione era concentrata sui manufatti, le gallerie, i viadotti e più in generale sulle autostrade o sulle tratte ferroviarie".
“Quando ci si approccia al mondo della progettazione delle strutture aeroportuali, da un lato ci sono le esigenze funzionali volte alla gestione del flusso di passeggeri e merci che devono essere molto ben riconoscibili e semplici da individuare anche da parte dell’utente meno esperto; c’è poi un tema molto più intrigante e, se vogliamo, più profondo, che affronta il rapporto del manufatto costruito con il luogo da cui si parte o dove si arriva”.
Sottolinea De Carli: “Come One Works abbiamo sempre cercato di evitare una progettazione polarizzata: non mi piacciono gli aeroporti costruiti riproducendo luoghi uguali in tutto il Mondo; d'altro canto non amo neppure quelle strutture che, per introdurti nel territorio, rappresentano in modo pittoresco elementi - materici e funzionali - legati alla città o all'ambiente locale”.
“Noi lavoriamo su un delicato equilibrio che ci consenta di raggiungere il miglior assetto funzionale (anche in relazione all’evoluzione tecnologica delle attrezzature di monitoraggio e controllo degli accessi e dei flussi), mantenendo contemporaneamente una ben precisa rappresentatività delle caratteristiche del luogo in cui l’aeroporto sorge attraverso evocazioni, sottolineature che suggeriscano ai viaggiatori suggestioni sui Territori in cui si apprestano a soggiornare o che stanno lasciando (ricordiamoci sempre che il flusso in una struttura di trasporto è sempre biunivoco)”.
Un Mondo di sfide
Il continuo aumento dei flussi e della mobilità (accentuatosi dopo lo stop dovuto alla tragica epidemia di CoviD-19 del 2020) presenta sfide significative, che richiedono una visione complessiva, ma anche attenti strumenti di messa a terra dei parametri generali.
Le crescenti pressioni sulla sostenibilità ambientale, l'ineguaglianza economica, i conflitti culturali e le questioni legate alla sicurezza rappresentano solo alcune delle complessità associate a progettare luoghi di transito.
Tuttavia, le sfide possono anche generare opportunità per innovare, collaborare e creare soluzioni sostenibili e relazione tra i flussi e lo spazio.
Giulio De Carli: “Ci siamo divertiti molto, in questi trent’anni di vita operativa di OneWorks, a guardare alle Piazze quando progettavamo gli aeroporti e viceversa, e non solo per progettare e gestire i flussi, ma anche (e in alcuni casi forse soprattutto) per sperimentare nuove soluzioni di relazione fra i flussi dei manufatti infrastrutturali e lo spazio aperto della piazza (più in generale delle città): pensare alla progettazione degli affacci delle attività commerciali, del modo in cui si sosta davanti alle attività commerciali, come ci si siede o si lavora”.
“Ognuno di questi aspetti (e la loro relazione complessiva) hanno guidato il nostro modo di disegnare questi spazi, non solo dal punto di vista della loro forma, ma anche da quello dei materiali da impiegare, così come abbiamo considerato il ruolo della illuminazione (naturale e artificiale) e quello della gestione del microclima artificiale (e del suo rapporto con quello esterno), un tema quest’ultimo che oggi genera notevoli sensibilità nell'opinione pubblica (e di conseguenza nelle committenze) per gli eccessi a cui siamo sottoposti".
"Una delle risposte (ma non l’unica) è stata quella di progettare i nostri interventi in modo da poter utilizzare al meglio le condizioni climatiche locali, la ventilazione naturale e la gestione della illuminazione solare, per ridurre l’impronta energetica delle nostre opere, garantendo contemporaneamente il miglior confort possibile per i viaggiatori”.
Sottolinea De Carli: “La definizione e la rappresentazione di un manufatto infrastrutturale possono portare a possibili tensioni sulle sue caratteristiche morfologiche: ad esempio, fra quali connotati tipologici dovrebbero caratterizzare il manufatto e quali diritti di fruizione dovrebbero essere dati a coloro che vi arrivano.
Si tratta di conflitti tra diverse interpretazioni dell'identità del luogo, in cui giocano un ruolo anche le dinamiche di incontro, intersezioni che possono essere anche drasticamente conflittuali fra loro; un certo 'senso del luogo’, ad esempio, può diventare così dominante da oscurare potenziali letture dello stesso luogo secondo altre corde interpretative (quando queste abbiano la potenzialità di manifestarsi)”.
Prosegue De Carli: “È quindi importante riconoscere che il ‘senso del luogo’ fa parte di una rete di relazioni sociali che possono essere ineguali. Pertanto, anziché scegliere la via dell’indipendenza completa del manufatto dal territorio che lo ospita, abbiamo deceso di evidenziare una importante riflessione critica: come sviluppare un senso collaborativo e consensuale fra luogo e identità".
"Questa scelta relazionale è molto importante e influisce direttamente sulla comprensione del 'senso del luogo’: invece della vecchia e statica affermazione che il luogo è coerente, fisso e definito, possiamo proporre una definizione costruita a partire da innumerevoli luoghi”.
“Ci sono spazi di incontro tra viaggiatore e realtà del territorio, spazi necessari alla gestione dei flussi di passeggeri, luoghi in cui trovano posto innumerevoli spazi di attività commerciali e ricreative (o semplicemente di riposo), intersezioni di connessioni e interrelazioni, influenze e movimenti. Considerandoli in questo modo, i luoghi (e le loro relazioni spesso poliunivoche) sono essenzialmente momenti di incontro che prosperano sulla sovrapposizione e sulla coesistenza”.
Conclude De Carli: “Possiamo anche iniziare da qui, quindi, a ripensare a cosa sia il luogo e alla sua rilevanza per l’esistenza, costruendo geografie di solidarietà e ospitalità piuttosto che geografie di esclusione”.
La fine della ‘fine della Storia’ e la nuova complessità
Un terremoto, che, forse, non ha fatto altro che portare alla luce un processo carsico già in atto da almeno un decennio. Un terremoto che ha avuto, sta avendo e avrà ripercussioni su ogni aspetto della vita economica e culturale mondiale e influenzerà radicalmente anche l’intero settore della progettazione e delle costruzioni.
E' il 24 febbraio 2022: l’esercito russo entra in forze sul territorio ucraino per un’operazione di ‘denazificazione’, di fatto un invasione di uno stato sovrano con caratteristiche che non si vedevano, almeno in Occidente da oltre 80 anni.
L’invasione è di fatto, la materializzazione di dinamiche in corso e che hanno riplasmato anche la progettazione delle infrastrutture, ridefinendone sia le caratteristiche concettuali fondanti sia generando importanti fenomeni di riposizionamento dei baricentri economici a livello mondiale (o forse è il contrario, la guerra in Ucraina è il prodotto di tali riposizionamenti).
Il settore della progettazioni delle infrastrutture, d’altra parte, fin dagli anni del suo sviluppo più tumultuoso, tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, ha sempre mostrato una notevole capacità di leggere sistematicamente lo spazio in modo complesso e di disegnare progetti all'interno di un sistema di razionalità e relazioni di natura eterogenea e concettualizzazione.
Questa sfida allo stesso tempo cognitiva, economica, culturale e scientifica può essere riproposta chiedendosi quali posizioni dovrebbero essere aperte e prioritarie nell'attuale situazione di crisi e interrogandosi sullo scopo e sui possibili riferimenti.
Si tratta di posizionare scientificamente e culturalmente il rapporto tra ambiente, tecnologia e design. Oggi le capacità di previsione sono necessarie nelle seguenti nuove condizioni culturali, progettuali e produttive dell'ambiente costruito.
L'integrazione di diverse discipline nasce dalla consapevolezza del ruolo che la progettazione ha insita in sé e della spinta che è necessario dare al cambiamento.
Mai come in questo momento è necessaria una responsabilità per dare una svolta importante lavorando in parallelo su una profonda riorganizzazione dei modelli di approccio al progetto e alla relazione con tutta la filiera del progetto cogliendo le sfide che impone.
De Carli: “Il tema della complessità del progetto, complessità che è molto incrementata negli ultimi decenni perché coinvolge sempre più discipline e filiere e tecnologia, passando attraverso la selezione di nuovi materiali, senza dimenticare le varie interazioni fra tutti gli stakeholders in gioco, ha fatto sì che il nostro studio si sia incentrato sull'idea della collaborazione fra discipline diverse, lavorando molto a fianco non solo dei clienti per elaborare con loro lo sviluppo di ciò che progettiamo, ma anche con tutto il sistema delle aziende che sono impegnate con ricerca e con prodotti nuovi su tecnologie nuove proprio per cercare di far crescere i nostri progetti”.
“In questi anni turbolenti, abbiamo anche il dovere, direi quasi morale, di ripensare il nostro ruolo di progettisti, uscendo da un’ipotetica bolla e confrontandoci con la realtà a livello internazionale, mettendo a disposizione le nostre competenze per cercare di spostare (per quanto ci concedono le nostre possibilità) il baricentro da una filosofia di scontro a una di costruzione”.
Continua De Carli: “E' per questo che, come One Works abbiamo aderito con entusiasmo al progetto “UN4Mykolaiv”, nato sotto l’egida di Unece, e da subito abbiamo iniziato a collaborare con le autorità e istituzioni della città di Mykolaïv per la sua ricostruzione”.
“Siamo partner dell'Unece e del ‘Centro di eccellenza per la finanza sostenibile per le infrastrutture e le città intelligenti’ della Liuc-Università Cattaneo per delineare il nuovo piano regolatore di Mykolaïv per la rigenerazione e la trasformazione urbana, costituendo un team dedicato, e mettendo a disposizione le migliori competenze sia presso la sede centrale di Milano che negli uffici di Londra, Roma, Venezia e Dubai”.
Conclude De Carli: “Un progetto di speranza, che ci vede impegnati con convinzione; un contributo che ci auguriamo potrà migliorare la vita di quei territori alla fine della guerra, una volta che le armi taceranno".
"Anche questo, oggi, significa complessità della progettazione delle infrastrutture: viviamo in un Mondo che in brevissimo tempo è diventato improvvisamente più grande e in cui le infrastrutture di trasporto potranno giocare un ruolo fondante nel costruire ponti e relazioni e, di conseguenza, dovranno sapersi evolvere e adattarsi ancora più velocemente di prima. Una sfida davvero impegnativa, ma che ritengo sia degna di essere accettata”.