- INFO POINT
- Di Matteo Ferrario
- Cosa: Chorus Life Bergamo
- Dove: Bergamo
- Stato: Cantiere
Una visione urbanistica degna del tempo libero
Edilizia ResidenzialeNella nostra intervista all'architetto Joseph di Pasquale di JDP Architects sul progetto di ChorusLife Bergamo, si è parlato anche del rapporto con la committenza e l'amministrazione comunale, e dell'approccio progettuale a temi come la socialità, il tempo libero e l'impatto sull'ambiente.
PromisedLands: ChorusLife è un progetto molto ambizioso, proprio perché iper-contemporaneo e al tempo stesso con radici antiche, nel senso più profondo del fare architettura e disegno urbano. Ma, detto della missione che si sono dati i progettisti e la committenza, qual è stato in questo processo il ruolo dell'amministrazione comunale? Joseph di Pasquale: "Questo progetto nasce dall’incontro di due idealità. La prima è quella del committente, il Cav. Domenico Bosatelli, il quale, partendo dalla ricerca di un ambito di sperimentazione tecnologica per le proprie produzioni applicate ad un contesto urbano, aveva progressivamente individuato in questo progetto l’opportunità di realizzare una sua visione di socialità urbana collaborativa, profondamente radicata nella sua storia personale e nei valori umani in cui credeva, andando quindi ben oltre i tradizionali caratteri di un’operazione di real estate".
"Questa visione, a un tempo imprenditoriale e sociale, ha trovato nell’idealità del sottoscritto, come architetto e progettista di ChorusLife, la possibilità di fondersi con una visione della città e del disegno urbano, che ha fatto dei concetti di prossimità e di densità relazionale la base dell’impostazione morfologica e planivolumetrica del masterplan, unita a un approccio iconico all’architettura che fosse capace di includere nell’esperienza anche le categorie della sorpresa e dell’emozione.
Bisogna però considerare che, in questo caso, il classico incontro generativo tra committente e progettista ha trovato nella città di Bergamo un clima favorevole dal punto di vista delle politiche urbane. Quando nasceva l’idea di ChorusLife Bergamo, infatti, la nuova amministrazione Gori aveva di fatto inaugurato una stagione nella quale il cambiamento reale della città attraverso la rigenerazione di una serie di aree strategiche era tra gli elementi fondativi della propria piattaforma programmatica”.
Promised LandsQual è stato l'iter che ha portato al masterplan?
Joseph di Pasquale: "Il mio rapporto con la committenza è di lunga data e il primo progetto che avevo fatto su quest'area risale a 15 anni fa. Per diversi motivi all'epoca non ci furono sviluppi. Ma la progettualità è rimasta latente in quell’area, finché il discorso è cambiato per l’appunto con l’arrivo di un'amministrazione che ha orientato in senso positivo le politiche urbane. A quel punto il fiume carsico della progettualità è tornato in superficie, ma, come ho già detto, caricandosi di una idealità e di una visione ben più alte".
"Mi pare, quindi, di poter dire che un carattere che differenzia la genesi di questo progetto rispetto ad altri della stessa portata - specie in ambito milanese, dove l’autorevolezza sembra venire dall’applicazione di modelli internazionali - possa risiedere proprio in questo suo nascere da relazioni, da persone, e da risorse intellettuali e finanziarie che sono connaturate al territorio.
Direi che nella migliore tradizione italiana esiste un valore del territorio, che forse proprio nelle città di provincia assume il suo più autentico valore universale di italianità”.
PromisedLands: Forse questo fenomeno di applicazione dei modelli internazionali nel contesto milanese è visibile nello stesso Citylife, i cui edifici residenziali portano le firme di grandi architetti contemporanei.
Joseph di Pasquale: " Daniel Libeskind e Zaha Hadid, per restare al caso del Citylife, sono senz'altro dei grandissimi maestri, ma io credo esistano dei caratteri del contesto e della forma urbis che più probabilmente hanno la possibilità di emergere quando il territorio è vissuto e direi quasi 'metabolizzato' dall’ecositema culturale, economico e intellettuale che genera un determinato progetto. Ad esempio, in ChorusLife Bergamo esiste un carattere verticale che sviluppa le funzioni su diversi livelli e in un certo senso è la cifra identitaria della forma urbis di Bergamo, caratterizzata dalla città bassa e da quella alta".
"Peraltro, è un carattere tipico degli architetti italiani, anche nel passato, quello di unire valori di prossimità culturale e di radicamento territoriale anche lavorando all’estero".
"Non dimentichiamo che i nostri maestri del secolo scorso, da Gio Ponti a Luigi Moretti, riuscivano a costruire all'estero interpretando i caratteri urbani e culturali dei contesti in cui opervano: le chiese in Terra Santa di Gio Ponti, il complesso Watergate a Washington di Moretti, sono solo alcuni degli esempi che potremmo fare a questo proposito. Io stesso ho realizzato un edificio iconico e molto famoso in Cina, che proprio grazie alla lettura culturalmente sostenibile delle tradizioni e del contesto culturale è diventato il simbolo della città di Canton.
"Penso quindi che promuovere questo approccio tipicamente italiano alla lettura dei caratteri del territorio e della forma urbana significhi dare un valore aggiunto importante di radicamento e di sostenibilità culturale dell’architettura".
PromisedLands: In effetti la scuola italiana ha mostrato spesso di possedere questa vocazione internazionale, e di essere in grado di esprimerla proprio nel dialogo col suo territorio. L'edificio per uffici e abitazioni dello stesso Moretti in corso Italia a Milano, ad esempio, è un progetto dell'immediato dopoguerra che, con qualche variazione cromatica o nell'impiego di materiali, potrebbe passare per l'opera di uno studio nordeuropeo degli anni Duemila, tanto era innovativo.
Joseph di Pasquale: "Sono assolutamente d'accordo. Lo vedo tutti i giorni, perché si trova nei pressi della mia abitazione, e continuo a considerarlo un edificio straordinario".
Maestri elettivi e di percorso
PromisedLands: Visto che siamo entrati nell'argomento dei maestri, a questo punto verrebbe da chiedere a Joseph di Pasquale quali sono i suoi. Un tempo era più facile intuire le influenze e i riferimenti nel lavoro di un architetto, ma, per come è cambiata la professione negli ultimi decenni, forse oggi la risposta è molto meno scontata. Quanto dei linguaggi architettonici dei maestri del passato può essere tradotto e assorbito nella pratica architettonica di oggi?
Joseph di Pasquale: "Si tratta di una domanda a cui mi risulta piuttosto difficile dare una risposta precisa. Di certo ho dei maestri elettivi e altri di percorso professionale a cui faccio riferimento, e quando disegno qualcosa me li sento tra le mani. Un mio grande maestro elettivo è stato James Stirling, una personalità di cui oggi ho l'impressione che si sia persa completamente la memoria: non so quanti giovani architetti lo conoscano. A mio avviso insieme a Rafael Moneo ha rappresentato il caso più emblematico di talento in architettura: talento inteso come quella che dovrebbe essere la nostra dote principale, ovvero la capacità di manipolare lo spazio".
"Quello che assolutamente gli architetti dovrebbero continuare a studiare è la distribuzione dello spazio, soprattutto attraverso lo studio delle planimetrie. L'equivalente di quello che parlando di musicisti si definisce orecchio assoluto, in architettura è lo spazio assoluto: l'architetto deve avere la capacità di capire immediatamente quali sono le possibilità di configurazione di uno spazio".
"Poi su questo, purtroppo, si è costruita sempre una sorta di sovrastruttura che è il codice linguistico: in ogni epoca c'è stato un linguaggio architettonico ufficiale, dai timpani di Aldo Rossi alle travi oblique dei decostruttivisti alla fine degli anni Novanta, fino a quello che definisco il green pass dell'architettura contemporanea. L'attenzione per il mondo vegetale che stiamo vedendo in questo periodo storico non ha nulla di sbagliato, intendiamoci, ma non è neanche nuova, visto che ne esplorava le potenzialità già Emilio Ambasz a metà degli anni Novanta: è lui, sostanzialmente, il padre culturale dell'architettura green".
"Ma il problema è che, mentre nei grandi maestri come lui si tratta di un'operazione svolta in modo consapevole, purtroppo c'è il rischio che il verde venga usato come paravento nelle applicazioni più emulative".
"Ne ho parlato anche in un mio recente articolo, intitolato Green architecture e foglie di fico: facciamo attenzione a questi codici, perché quando sono interpretati dai grandi architetti vanno bene, ma quando si trasformano nella vulgata del momento diventano deleteri".
PromisedLands: Tornando invece a Moneo, la sua poetica non è mai stata, probabilmente, toccata da effimeri fenomeni imitativi e modaioli, o per lo meno non nella stessa misura di quanto avvenuto con l'high tech, col decostruttivismo dei Gehry e degli Eisenman, o in tempi più recenti con la green architecture.
Tuttavia, sempre sul finire del secolo, c'è stato un particolare momento storico in cui il suo lavoro sullo spazio pubblico e in particolare sulle stazioni ferroviarie come quella di Atocha era molto studiato. Non è, quindi, casuale, trovarlo tra i maestri elettivi dell'architetto che ha progettato ChorusLife.
Le esigenze degli spazi di socialità sono però cambiate in misura importante rispetto agli anni Ottanta-Novanta. Quali sono stati, dunque, i principi guida, ma anche i materiali di riferimento, nel processo adottato da JDP Architects a Bergamo?
Joseph di Pasquale: "Come dicevo prima, sono convinto che si debba recuperare la volontà iconica e simbolica dello spazio pubblico.
Personalmente ritengo che la città barocca sia da questo punto di vista il più grande contributo che la cultura occidentale ha dato all’idea di città".
La sorpresa dell’inatteso e l’emozione che ne consegue sono valori a mio avviso essenziali, che penso sia un valore da ritrovare nella città contemporanea.
Ci sono stati passaggi storici nello sviluppo dell’architettura contemporanea, nei quali dare valore iconico allo spazio pubblico era addirittura considerato un valore negativo, quasi che l’anonimato dovesse essere la cifra architettonica identificatrice dei valori della democrazia in senso egualitario. Io, invece, credo nell’esatto opposto e cioè nel fatto che dare valori identitari allo spazio pubblico possa generare un processo di identificazione con i cittadini e un maggiore senso di appartenenza.
"Per tornare alla mia esperienza cinese e al Guangzhou Circle, direi che ho la conferma di tutto questo valutando a distanza di dieci anni il forte livello di identificazione che i cittadini hanno instaurato con questa architettura. Sono certo che succederà lo stesso anche per ChorusLife, dove senz’altro i toni di iconicità sono più temperati e commisurati al diverso contesto culturale e urbano di Bergamo, ma già adesso evidenziano sintomi 'architettonici' di identificazione civica: sicuramente la facciata dinamica dell’Arena già visibile adesso dalla strada, come lo saranno anche i dischi sovrapposti del portale di ingresso e la “prua” verde dell'albergo e gli archi sinuosi delle piazze".
Archi contemporanei
PromisedLands: Proprio gli archi meritano una parentesi di approfondimento, perché meglio di ogni altro elemento architettonico rappresentano l'inversione di approccio rispetto a quello adottato nella progettazione di spazi pubblici nel secolo scorso, quando si tendeva a guardarli con timore, se non proprio con vergogna, associandoli alle retoriche dei totalitarismi.
Joseph di Pasquale: "Esatto. La mia più grande soddisfazione in questo progetto è stata forse proprio quella di aver reinterpretato gli archi in chiave contemporanea, anzi direi futuribile. Anche la tecnologia di prefabbricazione con casseri a controllo numerico, creata ad hoc per questo intervento, è di grandissima qualità".
"Gli archi sono molto dilatati e curvi in due direzioni e realizzati in calcestruzzo faccia a vista, con un leggero trattamento superficiale di acidatura, da un'azienda di Bergamo, la quale ha progettato e realizzato un cassero a controllo numerico che rappresenta un primato mondiale, oltre che un'espressione di eccellenza e un'evoluzione della tradizione del cemento armato, fortemente radicata nel territorio bergamasco.
La particolare iconicità di questi archi si sviluppa secondo una geometria avvolgente che percorre lo spazio pubblico conducendone la percezione e indirizzandone la fruizione". Potrei dire che questi archi hanno un valore quasi narrativo, se per narrativo si intende la proposizione di una sequenza di percezione".
"Spesso mi sono trovato a definire la mia modalità di progettazione come una volontà di 'sceneggiare' lo spazio, probabilmente a causa della mia esperienza e della formazione che ho avuto nell’ambito del cinema. Quindi direi che questi archi sono come un personaggio danzante che con i suoi movimenti racconta il progetto e accompagna il visitatore nella narrazione dello spazio pubblico di ChorusLife".
PromisedLands: Entrando nello specifico del lavoro progettuale di JDP Architects per questo intervento, quali sono i suoi confini? Comprende anche la direzione lavori?
Joseph di Pasquale: "In questo progetto JDP Architects ha elaborato il masterplan come disegno urbano, la variante urbanistica, il progetto architettonico e ha firmato il permesso di costruire. La progettazione esecutiva è stata sviluppata dal general contractor affidatario dei lavori con la nostra supervisione, e in fase di realizzazione JDP Architects ha svolto le funzioni della direzione artistica. Questa suddivisione di ruoli è abbastanza usuale nella struttura di competenze che contribuiscono alla realizzazione di progetti di tale dimensione.
Questo ci ha consentito di mantenere la concentrazione sugli aspetti architettonici ed artistici, ed è senz’altro un beneficio per la riuscita complessiva del progetto. Ovviamente, come in questo caso, perché funzioni ci deve essere spirito di collaborazione e soprattutto il rispetto reciproco dei ruoli".
Joseph di Pasquale: "Per rispondere bisogna partire da quello che la committenza ha posto fin dall’inizio alla base di tutti gli aspetti che si riferiscono a ChorusLife: il ciclo di vita. Questo assunto ha delle conseguenze importanti anche per quanto riguarda la sostenibilità. È evidente che in quest’ottica risultano primari i risparmi sui costi di gestione, più ancora che sulla realizzazione. Tale approccio ha un forte impatto in termini basso-emissivi".
"La scelta dei progettisti specialisti di optare per un sistema combinato, che prevede auto-produzione di energia elettrica tramite l’impianto fotovoltaico dell’Arena, unita allo stoccaggio e alla co-generazione, consentirà redimenti molto alti e una gestione ottimizzata dei consumi attraverso una smart grid, una rete di distribuzione con unico pod di consegna dalla rete, in grado di gestire tutte le utenze interne, tranne il retail".
"Questo permetterà di ottimizzare la produzione e la distribuzione dell'energia all'interno del campus in modo intelligente, fornendola quando serve e immagazzinandola quando non serve, con risparmi energetici che possono arrivare fino al 60%".
"Un altro aspetto importante è consistito nell’implementazione da parte dell’impresa di processi di realizzazione ‘extra situ’. Tutti i nuclei di servizio delle residenze e delle camere dell’hotel sono stati prodotti in fabbrica e posizionati già finiti in cantiere.
Sono stati implementati processi di prefabbricazione per tutte le scale interne e di prefabbricazione avanzata per gli archi delle piazze, composti come abbiamo visto da conci prodotti in stabilimento con casseri a controllo numerico, poi trasportati, assemblati e post-tensionati in cantiere".
PromisedLands: Quanto risulta prezioso il BIM nel processo progettuale di un intervento come quello di ChorusLife, che richiede l'interazione fra molte professionalità diverse?
Joseph di Pasquale: "Dal nostro punto di vista di progettisti architettonici il BIM è stato uno strumento utile, soprattutto, nella fase della direzione artistica. La possibilità di visualizzare in tempo reale il modello tridimensionale su cui tutti i vari progettisti specialisti, dallo strutturista ai progettisti degli impianti, stavano implementando i loro progetti esecutivi, ci ha consentito di individuare subito tutte le 'anomalie' architettoniche indotte dal dimensionamento costruttivo e dal completamento dei vari elementi tecnici dell’edificio, e di segnalare tali anomalie, proponendo eventualmente delle strategie di contenimento o soluzioni di dettaglio alternative. Inoltre, possiamo immaginare che avere un Digital Twin dell’intero complesso sarà un grande vantaggio proprio in ottica di gestione e di manutenzione in fase di esercizio".
"In ogni caso penso che le potenzialità della tecnologia BIM siano ancora piuttosto acerbe e ci sia molto ancora da sviluppare e da esplorare".
"Credo che su questo aspetto siamo solo all’inizio e nei prossimi anni ne vedremo delle belle, specie nell’ambito della fase realizzativa, in cui dovrebbe essere possibile per gli operatori in cantiere avere dei visualizzatori che consentiranno loro di 'vedere' il progetto come realtà aumentata tridimensionale sovrapposta alla realtà e addirittura avere indicazioni visive, in tempo reale e sul posto, riguardo alla posa e ai riferimenti progettuali".
"Penso che ChorusLife Bergamo, proprio per l’imprinting di realtà sempre all’avanguardia nell’innovazione tecnologica che le ha dato il Cav. Bosatelli come promotore, sarà senz’altro in prima linea in questo processo di sviluppo, che vedrà nelle prossime replicazioni del format un punto di riferimento per il futuro, così come il caso bergamasco lo è ormai nel presente".
PromisedLands: Nel progetto è prevista anche la realizzazione di circa ottanta appartamenti. Sotto quali aspetti ChorusLife costituisce un format innovativo anche dal punto di vista del modello abitativo, e come si prevede di replicarlo?
Joseph di Pasquale: "Io definirei ChorusLife Bergamo un modello residenziale in senso allargato. L’idea di fondo è quella di concepire la casa come una piattaforma fisica e digitale per la fornitura di servizi abitativi. Per questa ragione abbiamo sempre considerato le abitazioni ‘in abbonamento’ di ChorusLife Bergamo una sorta di membership, con la quale è possibile accedere all’intero ecosistema di servizi del campus abitativo. Dalla semplice fornitura di energia fino al food, all’intrattenimento, al benessere e alla mobilità".
"Nella scia di quanto già avviene in diversi contesti europei, un possibile sviluppo di questa impostazione è l’adozione di una app con una dinamica premiale, che incentivi con servizi bonus i comportamenti abitativi virtuosi e che consenta quindi di condividere con gli utenti i benefici dei savings energetici e gestionali".
"Per quanto riguarda invece la replicabilità di questo modello, dobbiamo considerare che qui siamo in presenza di un'iniziativa davvero unica: committenza e general contractor si sono fusi insieme e hanno dato vita a COSTIM, con l'obiettivo specifico di realizzare l’intervento di Bergamo come proof of concept del format di rigenerazione urbana che ChorusLife rappresenta, proprio nell’ottica della sua replicabilità in altre città, in Italia e all’estero".